Chi sono i personaggi seriali?
Molti scrittori inventano un personaggio e poi si affezionano, continuando la sua storia in libri successivi oppure si rendono conto che la loro creazione ha una fortuna inaspettata e allora lo ripropongono con nuove avventure, mantenendo le sue caratteristiche fisiche e caratteriali e l’atmosfera del mondo che lo circonda.
È il caso di Antonio Manzini arrivato con Le ossa parlano (Sellerio, pagg 395, 15 euro) alla decima pubblicazione sul famosissimo vicequestore di Aosta Rocco Schiavone.
Chi è Rocco Schiavone?
Rocco Schiavone è un personaggio noir.
È nato a Trastevere ed è il più romano di tutti i romani. Non ha un carattere accomodante, è un burbero e talmente sincero da essere percepito spesso e volentieri come un cinico.
La sua vita ha un prima e un dopo. Marina, la moglie restauratrice che lui amava teneramente e che sapeva trovare sempre un varco nel suo carattere duro per arrivare al cuore, è stata uccisa a causa di un’indagine a cui stava lavorando.
Da questo momento in poi lavora con più aggressività scadendo a volte in metodi non proprio limpidi.
Per questo motivo viene trasferito ad Aosta, città che lui odia sia per il freddo che per le montagne a cui non è assolutamente abituato perché non hanno nulla a che fare con lui.
Ma le ossa possono parlare?
Antonio Manzini ha affermato che dopo nove romanzi è arrivato il momento di mettere Rocco Schiavone in una situazione scomoda dove tutti i suoi problemi personali fossero messi da parte per dedicarsi anima e corpo ad una tragica indagine. In un bosco, vicino ad Aosta,vengono scoperte delle ossa umane e questa è senza dubbio una di quelle che lui chiama rottura di coglioni del decimo livello.
Rocco Schiavone mette subito in moto tutta la squadra, quella che lui ha più volte definito qualcosa molto simile a un reparto psichiatrico. Grazie agli esperti coinvolti, e soprattutto grazie al lavoro di Michela Gambino della scientifica di Aosta, tanto paranoica quanto competente, si scopre che le ossa sono di Mirko, un bambino di dieci anni, scomparso sei anni prima che forse potrebbe anche aver subito violenza.
La madre, una donna sola perchè abbandonata dal marito, porta sul corpo i segni della sofferenza e non riesce a rassegnarsi al dolore.
A questo punto Rocco Schiavone con disgusto deve indagare su uno dei peggiori reati che abbia mai dovuto affrontare nella sua pur lunga carriera. Ma soprattutto deve scavare nel mondo stomachevole della pedofilia sul web, un mondo popolato da persone che sono in contatto tra loro, che parlano spesso in codice e che hanno come unico obiettivo quello di adescare bambini.
Pensa Rocco:
Perché si uccide un bambino o una bambina? Si chiese osservando il distributore di snack. C’è poco da girarci intorno, il solo pensiero lo schifava, ma la risposta era chiara e orribile. Il cuore aveva accelerato i battiti, si sfogò mollando un cazzotto al distributore e nello sportello di scarico cadde un sacchetto di patatine.
E ancora parlando dei pedofili:
“Se preferisci sono organizzati molto bene. Usano cellulari prepagati con schede slovene, francesi, svizzere, rimbalzano gli indirizzi, gli IP per intenderci, navigano sul deep web, dove le chat vengono cancellate ogni 48 ore, si servono di nickname per parlare fra di loro. E lo fanno in codice. Per esempio per dire l’età della vittima, scrivono y8, che significa otto anni. Credimi a volte abbiamo trovato y2.
Non basta solo la bravura investigativa di Rocco Schiavone. Per far parlare le ossa e scoprire la storia di Mirko, vengono coinvolti, oltre la polizia scientifica, anche botanici, geologi e archeologi.
I suoi uomini sono con lui e lavorano senza sosta.
“Lo dobbiamo trovare” fece Antonio mentre Rocco accendeva due sigarette. “Il figlio di puttana che ha fatto questo. Lo dobbiamo trovare”
Come si è preparato l’autore.
In questo libro Antonio Manzini ci fa capire quanto sia difficile il mestiere dello scrittore perché la competenza della materia è importantissima, tutto deve essere verosimile e inattaccabile. La fase di redazione infatti è solo la fine di un lungo periodo di ricerche che naturalmente Antonio Manzini ha portato avanti per anni. I dettagli tecnici sono tanti e il linguaggio specialistico, spesso utilizzato, non rimane ostico e fine a se stesso. La bravura di ogni scrittore sta proprio nel riuscire a rendere questi dettagli comprensibili ai lettori.
I momenti più dolci.
Rocco Schiavone è un uomo solo, con fatica si relaziona con gli altri soprattutto con le donne. Con loro riesce a impostare solo relazioni quasi esclusivamente sessuali. Il suo limite sta nella difficoltà nel superare il dramma della perdita della moglie. Lui la vede, l’ascolta e lei non lo abbandona ed appare solo per lui, nella sua mente, per consigliarlo e cercare di fargli capire con estrema dolcezza che, nonostante la sua morte, la vita deve andare avanti.
Anche il rapporto che con Gabriele, un ragazzo che ha conosciuto bambino mentre attraversava un momento di difficoltà, mostra un Rocco Schiavone più fragile. Verso di lui prova un sentimento affettuoso che assomiglia molto a quello che un padre prova per il figlio, arrivando anche a soffrire per i suoi cambiamenti dovuti alla crescita e per la sua lontananza.
Marina gli parla:
“Lo so che ce la fai. Sei bravo”. Mi ha fatto un complimento. È raro. “Ti comporti come se fossi suo padre”.
E poi c’è Lupa, la sua cagnetta che lo segue ovunque. È lei che lo protegge e che, soprattutto in questo episodio, lo intenerisce con il suo parto sicuramente non programmato.
Passò due ore a guardare i cuccioli arrancare a occhi chiusi verso il bordo della cuccia, cappottare su se stessi, scontrarsi fra loro e scontrarsi sotto la pancia di Lupa che li leccava e non li perdevamai di vista. Squittivano, si stiracchiavano tremando incerti sulle zampe delicate, ogni tanto si fissavano ad annusare l’aria e sbadigliavano.
Conclusione
Contrariamente ad altri gialli che possiamo definire più d’evasione, Le ossa parlano è un giallo che non si limita solo a risolvere un omicidio ma si allarga ad esprimere l’opinione di chi scrive su un drammatico tema sociale che fa parte della nostra realtà.
Non posso concludere senza fare cenno all’attore Marco Giallini che da qualche anno impersona Rocco Schiavone nella serie televisiva in onda su Rai 2 immedesimandosi così abilmente nella parte che ormai, nell'immaginario collettivo, è suo il volto del vicequestore diAosta.
Alla prossima lettura
Paola