Per la sua capacità di tenermi attaccata alle pagine che leggo, se fossi uno scrittore senza dubbio vorrei essere Joël Dicker.
Ho letto da poco il suo ultimo romanzo Un animale selvaggio, pubblicato da La nave di Teseo (pagg.440, 22 euro) con curiosità e divertimento ma anche con la consapevolezza che dietro la storia ben orchestrata nel tempo letterario c’era una grande sapienza ed abilità di scrittore.
Il risultato, anche questa volta come le precedenti, è un libro che incontra completamente il mio gusto estetico di lettrice forte e compulsiva.
Un animale selvaggio mi piace perché è una storia raccontata con un ritmo veloce e serrato ma assolutamente verosimile. Abituati ai libri precedenti lunghi ben più di 600 pagine, noi lettori di Joël Dicker, ci troviamo di fronte a un libro è un po’ più corto ma sicuramente non meno ricco e denso di avvenimenti.
Un animale selvaggio è un giallo ma non c’è un omicidio che in narrativa è un momento definito, letale, che blocca inevitabilmente la storia. Tutto si sviluppa attorno a una rapina, che è sì un evento drammatico lontano dalla normalità, ma la rapina in questione è un evento dinamico e breve: deve durare solo 7 minuti. Il lasso di tempo ristretto in cui deve accadere, crea una tensione differente rispetto all’omicidio. L’autore prosegue il suo lavoro portandoci in un gioco di flashback condotto con sapienti modalità e una straordinaria capacità di scrittura. Scrittura intesa come un luogo dove tutte le parole, tutti gli spazi, sono importanti ed essenziali per coinvolgerci e sono anche indispensabili per la creazione della suspance voluta e programmata.
Il 2 luglio 2022, a Ginevra, una clamorosa rapina a mano armata finì sulle prime pagine di tutti i giornali.
Questo libro ne racconta la storia.
La rapina fa partire il ritmo e segna il tempo ma inaspettatamente Joël Dicker, per far entrare in scena i cinque personaggi, fa un salto all’indietro a venti giorni prima.
Come ogni essere umano anche i personaggi di Joël Dicker non sono definiti e sono tante cose insieme.
Mentre leggiamo, pagina dopo pagina, li conosciamo e li scopriamo nel loro profondo fino a comprendere che quello che vogliono mostrare è ben differente da quello che realmente sono.
In Un animale selvaggio ci sono due coppie in crisi che esteriormente, mostrano la prima una felicità invidiabile; una certa normalità, la seconda.
Sophie, quasi quarantenne, avvocato, è una donna bellissima e molto affascinante, una di quelle persone che con l’età migliorano. Se indossa una vestaglia corta si può vedere il tatuaggio di una pantera sulla parte alta della coscia che forse vuole mostrare una parte di lei nascosta, che esiste ma non dichiara.
Il marito di Sophie è Arpad. Lui lavora in una banca svizzera. Arpad è bello e curato quanto lei ma è anche consapevole di non avere quella luce che lei emana. Arpad ha dei lati oscuri: in passato è stato anche in carcere ma questo non traspare dalla sua vita perfetta a Ginevra. Entrambi, Sophia e Arpad, sono genitori di due bambini e tutti insieme formano la famiglia modello che tutti vorrebbero avere.
Anche il luogo dove vivono è perfetto. Insieme ai due bambini vivono nella foresta attorno a Ginevra, in una casa moderna, con grandi vetrate che permettono di vedere cosa succede all’interno.
Era una casa moderna. Un grande cubo, tutto in vetro, che sorgeva al centro di un giardino impeccabile, con una piscina e una grande terrazza. La proprietà, circondata dalla foresta, era un’oasi, un piccolo paradiso segreto al riparo da ogni sguardo al quale si accedeva da una strada privata. Una casa da sogno abitata da persone da sogno: Arpad e Sophie Brown erano la coppia ideale e i genitori di due bambini meravigliosi.
Come ho affermato prima, la seconda coppia rientra più nella normalità. Karine è commessa di un negozio nel centro di Ginevra e Greg è caposquadra del gruppo di intervento speciale di polizia. Anche loro hanno due figli, amici dei figli di Sophie e Arpad. La loro vita splende di meno, per intenderci vivono in un quartiere residenziale di villette a schiera chiamato l’Obbrobrio.
Karine e Greg sono attrattratti da Arpad e Sophie, i loro vicini così perfetti e affascinanti.
E poi c’è Fauve, un rapinatore navigato di bell’aspetto con il cuore pieno d’amore che guarda la vita dei Brawn da lontano con grande interesse perché è per vari motivi profondamente legata alla sua.
Dalla foresta vicina una sagoma li spiava. L’uomo della Peugeot grigia era tornato. Acquattato nell’oscurità scrutava con attenzione l’interno del cubo di vetro.
E sempre su Fauve Joël Dicker scrive:
Sapeva di essere molto bello ed era consapevole del modo in cui lo guardavano le donne, ma non avrebbe mai immaginato che il suo passato trasgressivo potesse accrescere ulteriormente il carisma.
Non tutto è come sembra. I cinque sono lo specchio della vita reale perché, ci porta a pensare Joël Dicker, ogni persona ha un segreto più o meno grande che vuole tenere nascosto e spesso non lo vuole condividere neppure con coloro che sono più vicino. I cinque personaggi hanno dei segreti nel loro passato che continuano a riaffiorare.
Le loro vite s' intrecciano tra Saint Tropez, Ginevra e la Costa Rica.
Scopriamo le loro parti più nascoste e più intime; quelle dove vivono gli impulsi e le pulsioni che ci ossessionano, dove risiedono quei sentimenti forti e irrinunciabili che spesso nascondiamo sotto le apparenze. E quando non riusciamo più a dominarli escono con violenza e allora può accadere di ferire anche chi si ama. E quando uno è ferito, quando non ha più speranze, è il momento in cui è più pericoloso.
Bisogna diffidare degli animali feriti. È il momento in cui sono più pericolosi.
La lettura di Un animale selvaggio ci porta a pensare alla nostra parte selvaggia che tutti abbiamo ma che spesso reprimiamo e rinchiudiamo in una gabbia e la dimentichiamo illudendoci che non esiste e pensando di essere felici.
"Ho voluto trasformare una pantera in un cagnolino da salotto. Ma gli animali selvaggi sono come gli uomini. Li puoi ammansire, truccare, travestire, puoi dare loro amore e speranza. Ma non puoi cambiare la loro natura.”
Ecco dove ci conduce questo libro: alla complessità e alla non banalità degli esseri umani, ai segreti nascosti che, se non confessati, diventano sempre più grandi e, se non controllati, possono portare a un disastro totale.
E alla fine della lettura è interessante vedere chi si salva.
Alla prossima lettura
Paola