Le nostre anime di notte è il titolo dell’ultimo libro, pubblicato postumo, dello scrittore americano Kent Haruf ed è anche il titolo del film presentato alla 74esima Mostra del Cinema di Venezia con Robert Redford e Jane Fonda.
Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me. Cosa? In che senso?Nel senso che siamo tutti e due soli. Ce ne stiamo per conto nostro da molto tempo. Da anni. Io mi sento sola. Penso che anche tu lo sia. Mi chiedevo se ti andrebbe di venire a dormire da me, la notte. E parlare.
Questa è la domanda che fa nascere la storia del libro. Le anime in questione sono Addie Moore, una donna di settanta anni e Louis Waters, un uomo della stessa età. Entrambi abitano a Holt, una cittadina rurale della provincia americana che in realtà non esiste. È un luogo di poche anime inventato dall’autore dove ha ambientato la maggior parte dei suoi romanzi. Un luogo sfuocato e poco definito, solo uno sfondo che potrebbe essere una delle cittadine del Colorado dove Haruf ha vissuto oppure qualsiasi altra cittadina di provincia.
Louis decide di accettare la proposta di Addie e va da lei a dormire. All’inizio si parlano con imbarazzo poi iniziano a conoscersi e diventano sempre più intimi. Per conoscere l’anima dell’altro si raccontano le proprie vite fatte di amore, ma anche di tanto dolore. Lei ha dovuto affrontare una terribile disgrazia: la morte di una figlia ancora bambina. Tale evento ha segnato in modo inevitabile la vita di tutti i membri della sua famiglia. Lui ha tradito la moglie con un’altra donna della quale si era innamorato follemente. Per lei ha lasciato la sua famiglia ma, sopraffatto dai sensi di colpa, è tornato alla casa coniugale facendo soffrire tutte e due le donne e continuando a vivere nella più completa infelicità domestica.
Il nostro non è più un segreto, esordì lui. Sempre che lo sia mai stato.
Gli abitanti di Holt non capiscono le anime di Addie e Louis. Fanno pettegolezzi su di loro, forse sono un po’ invidiosi e gridano allo scandalo. In qualsiasi società ci si aspetta che gli anziani stiano da parte, in silenzio, non disturbino e soprattutto non cerchino di essere felici. Loro non si curano di tutto ciò e dignitosamente vanno avanti, il passato e la loro amicizia li hanno resi forti e riescono a ritrovare dei bei momenti di tranquillità che forse è amore, un amore sereno, fino ad allora sconosciuto.
Ma non si può vivere in una favola, il passato torna a galla e divide Addie e Louis. Le loro anime si allontanano fisicamente ma non sono più soli perché la loro relazione, il loro amore, li ha arricchiti. C’è un modo per rimanere comunque in contatto, loro lo utilizzano e non sono più soli: l’intimità creata rimane e la notte non fa più paura.
Questa storia semplice e delicata è affidata a dialoghi scritti in modo non convenzionale fatti di poche parole, pochi segni di punteggiatura, solo elementi puliti e importanti per narrare con uno stile che tende al minimalismo. Il libro è stato scritto da Kent Haruf quando, ormai malato, sapeva che la sua vita sarebbe durata ancora per poco tempo. La moglie Cathy, contattata da Robert Redford ha poi acconsentito che diventasse un film, a patto che fosse fedele al libro, e così è stato.Sul grande schermo le due anime sono Jane Fonda e RobertRedford, due ottantenni amici e colleghi da una vita che con grande affetto parlano uno dell’altro e vedono in questo film una nuova opportunità di lavorare insieme, con grande rispetto ed entusiasmo, ancora una volta.
La pellicola, diretta dal regista indiano Ritesh Brata, ha la stessa delicatezza e lo stesso tono del libro. Si apre con una scena di solitudine: Robert Redford/Louis di spalle che mangia da solo nella penombra della sua cucina. La stessa scena si ripropone alla fine ma non è drammatica come la precedente perché l’anima del protagonista si è arricchita di felicità e di amore nel corso del film. La solitudine, se condivisa, è più sopportabile e la notte non fa più paura. Tutti gli esseri umani, anche se anziani sperano di vivere una vita migliore. Per fare ciò non è mai troppo tardi ma bisogna essere disposti a correre dei rischi, ha affermato Jane Fonda in un’intervista a Venezia. Ha proseguito dicendo che con l’età l’amore romantico non cambia, anzi migliora perché gli anziani sono più coraggiosi e non hanno paura di chiedere quello di cui hanno bisogno.
Ho letto questo libro durante un lungo viaggio in treno mentre tornavo dal Salento e mi ricordo che sono rimasta affascinata da questa narrazione sussurrata, ogni rumore, e su un treno ce ne sono tanti, m’infastidiva; ma la capacità di Kent Haruf di utilizzare in modo così sapiente le parole per costruire la storia e descrivere le due anime mi ha affascinata e senza accorgermi sono arrivata alla fine del libro, molto prima di giungere a destinazione.
Kent Haruf, Le nostre anime di notte, NNE