La scrittura di Isabel Allende è leggera perché si legge con facilità parola dopo parola, pagina dopo pagina. Allo stesso tempo la sua scrittura è forte perché arriva dritto al cuore di chi legge, coinvolgendolo completamente.
L’ultimo libro della scrittrice cilena, pubblicato recentemente da Feltrinelli, ha come titolo il nome dolce e profumatissimo di una donna molto interessante: Violeta. La sua storia inizia con un incipit strepitoso fotografando il momento del parto che da alla luce una bambina in una casa di una famiglia benestante del sud America.
Sono venuta al mondo un venerdì di tempesta del 1920. L’anno del flagello. La sera della mia nascita era saltata la corrente, come spesso succedeva durante i temporali, ed erano state accese le candele e i lumi a petrolio, sempre a portata di mano per le situazioni di emergenza. Marìa Gracia, mia madre, sentì le contrazioni, che ormai riconosceva facilmente, dopo aver già partorito cinque figli e,rassegnata all’arrivo di un altro maschio, si abbandonò al dolore aiutata dalle due sorelle che, avendola assistita in quel frangente diverse volte, riuscivano a mantenersi lucide…
…Mia madre aveva calcolato di aver trascorso tutta la sua vita di donna adulta o incinta o puerpera o in convalescenza dopo un aborto spontaneo.
Nata a lima nel 1942, Isabel Allende diventa sin dalla più giovane età, cittadina del mondo grazie al lavoro di diplomatico del marito della madre. Vive in Bolivia, in Europa, in Libano e poi in Cile, definito da lei nel libro, una terra che trema dove il mare si infuria. Dopo il colpo di stato di Augusto Pinochet, avvenuto l’11 settembre 1973, è costretta a lasciare il Cile a causa del suo lavoro di giornalista e libera pensatrice, sempre dalla parte delle donne. Si trasferisce in un primo momento a Caracas e poi negli Stati Uniti.
Violeta rispecchia il suo mondo senza limiti geografici e pone al centro una figura femminile forte ma anche fragile e affascinante.Attorno a lei la sua numerosa famiglia: genitori, zii, fratelli, e collaboratori domestici talmente vicini da diventare parte del nucleo stesso. Tutte con un loro carattere e una propria peculiarità, queste persone vivono immerse nelle atmosfere magiche e mitologiche del sud America. Pur non essendo protagonisti assoluti sono delineati in modo forte, come ad esempio Miss Taylor e Teresa Rivas, una coppia all’avanguardia per un’epoca in cui l’omosessualità è appannaggio esclusivo di aristocratici e artisti.
Inizialmente Violeta è una bambina viziata e coccolata, ma ben presto la storia la porta a doversi misurare con le avversità della vita: la crisi economica e la pandemia della spagnola che immancabilmente condizionano le vicende familiari.
Dopo la tragica morte del padre, infatti, a causa della mancanza di denaro, deve trasferirsi in campagna, in un posto isolato del sud America dove inizia a condurre una vita molto differente da quella che faceva prima. Da donna intelligente e creativa che è, si adatta e cresce investendo nel lavoro per mantenersi sempre indipendente dal punto di vista economico, cosa a cui tiene particolarmente e a cui non vuole mai rinunciare.
Questo benessere economico da un lato la protegge da una vita in povertà ma dall’altro la rende poco pronta ad affrontare le situazioni emotive che la travolgono. Affettivamenteè instabile e crescendo sperimenta: sposa Fabian, un veterinario tedesco che non ama per poi lasciarlo e mettersi con Julian Bravo, un pilota, un avventuriero che le fa conoscere la passione e che le da due figli Juan Martin, il figlio intellettuale e Nieves,la figlia trasgressiva . Lei lo ama in modo così profondo e devoto, che, almeno inizialmente non riesce a vedere la sua parte violenta e delinquenziale.
Julian Bravo aveva fatto parte della Royal Air Force durante la guerra, uno dei pochi latino americani ad aver partecipato come pilota al conflitto…
Un giorno cadde dal cielo nella mia vita preceduto da quella fama di guerriero; ma anche senza un tale passato avventuroso mi avrebbe impressionato comunque in modo indelebile…
Ma per vivere questo amore passionale, a volte violento, spesso deve ricorrere alle pillole per calmare l’ansia.
Di che cosa avevo paura? Avevo paura dei violenti scoppi di rabbia di Julian, delle nostre litigate a morte, a cui i bambini assistevano e provocavano attacchi d’ansia e d’emicrania a Juan Martin, della mia tendenza a cedere alle sue trappole. Avevo paura delle sue missioni che lo avrebbero condotto alla prigione o alla morte……Julian invece non aveva paura di niente e di nessuno. Aveva la sua buona stella, aveva goduto dell’impunità per tutti gli anni in cui aveva vissuto sul filo del rasoio, era invincibile.
I momenti che trascorrono insieme sono di grande eccitazione ma anche di grande sofferenza.
Ogni genitore con i figli cerca di fare del proprio meglio, commettendo spesso e volentieri molti errori. Così Violeta che cresce i due figli prevalentemente da sola, con violente intromissioni di Julian Bravo che portano a situazioni drammatiche e dolorose.
Anche se non è mai detto apertamente, chi legge il libro capisce che la storia è ambientata in Cile ai tempi della dittatura di Augusto Pinochet. Viene infatti descritto il clima dittatoriale con cui ha dovuto convivere per anni il popolo cileno: gli arresti arbitrari, le uccisioni di massa, la mancanza di libertà di parola e il sollievo per la fine del terrore.
Mentre leggo il libro, Violeta è viva e sembra che sia veramente esistita. Credo ad ogni sua parola e il racconto risulta autentico. La sua vita di rica di amori, piena di sofferenza, con momenti di felicità e forti delusioni merita senza alcun dubbio di essere raccontata. E tutto il libro poggia sul desiderio di raccontala a Camillo, il suo adorato nipote, a cui va la dedica iniziale.
Lo scopo di queste pagine è lasciarti una testimonianza… La mia vita merita di essere raccontata, più che per le mie virtù per i miei peccati, molti dei quali nemmeno sospetti. E quindi te li racconto e ti accorgerai che la mia vita è un romanzo.
Superati i novant’anni la sua energia verso la vita non cala anche se il fisico invecchia. Continua a seguire i progetti in cui ha creduto guardandosi attorno con curiosità e avendo sempre la voglia dii indignarsi davanti alle ingiustizie della vita, soprattutto quelle che riguardano le donne.
La sua voce, confidenziale e ironica, rimane interessante e coinvolgente per 356 pagine e le sue parole sono per tutti, sia per il grande pubblico che per più raffinati lettori.
Violeta è un libro che lascia soddisfatti per il tempo che gli si dedica e permette di trascorrere piacevoli ore in compagnia di un’attività che oggi in Italia pratichiamo un po’ troppo poco: la lettura.
Alla prossima lettura
Paola