La distanza è lo spazio che separa fra loro due luoghi, due oggetti, due persone. Lorena Tassara nel suo ultimo libro racconta due storie che parlano di distanze che volontariamente o involontariamente si creano fra persone che si vogliono bene e che sono vicine. E la famiglia, spesso, è il luogo dove questo avviene.
Distanze comprende due romanzi brevi.
Il primo, Il tassista, è ambientato in una Piacenza fredda e nebbiosa. La Piacenza che ben conosco in tutti i suoi aspetti positivi e negativi, raccontata qui con un affascinante tono poetico.
Fuori c’è la nebbia che avvolgeva l’intera città, dal selciato al cielo, come quasi ogni giorno. Da novembre a gennaio Mosè deve aspettare i clienti, è agitato, legge il giornale con distrazione, non riesce a concentrarsi sugli articoli.
O ancora:
Mosè pensò che solamente la combinazione neve-lampioni-luminarie poteva trasformare un luogo ordinario e grigio in un’opera d’arte.
Mosè è un autista di taxi, uno di quelli che si incontrano quando si scende dal treno a Piacenza sul piazzale davanti alla stazione.
La sua vita è fatta di normalità e di routine. È sposato e sua moglie, Isabella, una donna che non la si poteva considerare bella, piuttosto un tipo.
Nella loro vita di tutti i giorni lei lo tormenta quel tanto che basta con una energia a volte per lui troppo invadente ma che comunque accetta e sopporta perché è pur sempre un’energia che lo scuote, un'energia di quelle che gli tirava fuori la vita.
Mosè ed Isabella hanno una figlia, una giovane donna di nome Cloe. Lei, come tanti altri giovani che vivono in provincia, ha scelto l’estero, Parigi, per completare la sua formazione. Mentre con la madre Cloe ha un rapporto conflittuale ma profondo, Mosè sente di aver parlato troppo poco con lei e di aver poca confidenza, nonostante il profondo affetto e la stima che prova per lei.
Cloe è una donna in gamba, volitiva e determinata. Di lei ammirava la sicurezza era consapevole delle proprie qualità, delle proprie forze e della propria volontà. Era la sua ragione di vita e gli mancava tanto.
Fisicamente Mosè non è decisamente quello che si può definire un bell’uomo. Ha 62 anni portati non tanto bene in un fisico infelice pingue come un pinguino e sul volto non curato porta una misera e tutt'altroche fitta barbetta bianca. Il suo lavoro gli permette di pensare tanto e a volte i suoi pensieri vagano allontanandosi un po’ dalla realtà.
Il taxi, la famiglia, i suoi pensieri sono il quotidiano, che va avanti con i ritmi lenti e tranquillizzanti di Piacenza. Ma succede che con gli anni queste apparenti certezze conducano a delle situazioni vuote che allontanano.
Ecco che si insinua la signora del martedì che lo scuote dal suo torpore. Una donna giovane e misteriosa che chiede la sua disponibilità e che inizialmente non dà spiegazioni portandolo alle più strane supposizioni.
Chi era? Dove andava? Cosa faceva?
I pensieri si moltiplicano, le certezze crollano trasgredendo a quelle che ha sempre considerato le sue regole ferree di comportamento sul lavoro: mantenere semprel la professionalità, la discrezione e la comunicazione sintetica.
Mosè scopre che la vita può anche essere molto differente dalla sua tranquilla routine quotidiana e che le relazioni possono cambiare se solo si entra più in intimità e si è dispostia cambiare il punto di vista.
Ma, come ho scritto prima, nella vita di una famiglia può accadere per vari motivi che le persone si allontanino, però può anche succedere qualcosa di inaspettato che riesce a riempire il vuoto.
Il secondo racconto breve Il rifiuto è ambientato a Gragnano dopo l’8 settembre del 1943. Ben sappiamo che l’Italia del nord in quel tempo era caduta in una incomprensibile confusione, una situazione d'incertezza dove la vita umana valeva veramente molto poco.
Le comunicazioni erano o inesistenti o poco certe. Si sentiva che avevano bombardato Piacenza, che i tedeschi e i fascisti rastrellavano le città, che deportavano antifascisti e partigiani, ma tutto per sentito dire. Niente era certo. Sicuramente si viveva all’insegna del sospetto e della paura. E questo clima continuava a peggiorare di giorno in giorno.
Nonostante questa situazione così drammatica, molte persone, soprattutto i giovani, andavano sulle montagna ed entravano nella resistenza.
Luisa, una ragazza di soli 18 anni, vuole diventare una staffetta partigiana. Per farlo deve superare le resistenze dei genitori, soprattutto di sua madre.
Inforcava la bicicletta mezza grigia e arrugginita e, dopo aver tirato su i lembi lunghi della gonna per poi fissarli alla stoffa del cappotto con le mollette di legno, perché non finissero nei raggi delle ruote, si metteva in testa una lunga sciarpa che girava intorno al collo, prima di partire senza voltarsi indietro. Non poteva farlo, se l’era imposto. Prima di tutto per non incontrare la faccia di sua madre dietro ai vetri della finestra della cucina e, appena sopra, quella di suo padre dietro quella della camera da letto. Il primo viso con espressione corrucciata e severa, l’atro apparentemente sereno, ma in realtà inquieto.
L’esperienza è forte, pericolosa e coinvolgente. Luisa si apre alla vita e si innamora di Toni, partigiano anche lui.
Nella clandestinità conosce Toni e i due giovani si innamorano.
Quando il 28 aprile 1945 Piacenza viene liberata, Luisa e Toni pensano al loro futuro insieme. Ma il futuro non si può controllare, il loro destino è fatto di dolore, un dolore talmente forte che Toni non riesce a superare, nonostante la nascita del loro figlio Eugenio.
La cosa più inaccettabile era il fatto che lui e Luisa avessero schivato insidie, fatiche, stenti, pericoli per poi finire schiacciati da un destino tanto assurdo.
Eppure non bisogna mai perdere la speranza. Nel dolore della vita può succedere sempre qualcosa, ci dice Lorena Tassara, per arrivare a provare almeno un po’ di sollievo se non proprio felicità.
Lorena Tassara è una scrittrice piacentina. Oltre a Distanze, sempre per Pontegobbo Edizioni ha pubblicato L’ottava luna piena. Lei è una donna appassionata con tanti e svariati interessi. Quando le ho chiesto di parlarmi di sé, si è raccontata con queste parole:
Sono curiosa di tutto, mi piacciono i contrasti che cerco ovunque. Trovo affascinanti gli stati mentali leggeri come l’ironia, e il pensiero divergente, il paradosso, ma anche la profondità dei sentimenti. Mi piace coltivare dubbi, farmi domande e mettermi nella postura mentale di chi impara perché imparare è vita e rappresenta il nutrimento della mente e anima.
Alla prossima lettura.
Paola