July 29, 2020
L'enigma della stanza 622, grande prova di bravura per Joël Dicker

Joël Dicker è grande burattinaio della scrittura nell’ultima sua pubblicazione L’enigma della stanza 622 uscito recentemente per la Casa Editrice La nave di Teseo. Numerosi sono i fili che riesce gestire e  intrecciare, aiutato senza dubbio da un'approfondita conoscenza della tecnica di scrittura, arrivando a  creare una storia accattivante e coinvolgente che tiene il lettore incollato alla lettura per centinaia di pagine.

Al centro della storia c’è un giovane scrittore svizzero di successo che si chiama Joël che, come l’autore, vive a Ginevra. La forte passione per il suo lavoro, lo coinvolge completamente fino a perdere il contatto con la realtà. Quando si imbatte in una storia la rincorre, lasciandosi assorbire completamente. Nel libro L’enigma della stanza 622, la storia è un cold case ovvero un omicidio rimasto irrisolto entrato ormai nel dimenticatoio collettivo; si tratta di un fatto di cronaca avvenuto anni prima, un fatto molto noto perché ha coinvolto persone importanti del mondo bancario della città.

Per rilassarsi e staccare, Joël, lo scrittore, sceglie di passare qualche giorno di vacanza in un paese nelle Alpi Svizzere soggiornando in un albergo lussuoso, lo stesso albergo dove quindici anni prima è stato commesso l'omicidio del quale ancora non si conosce l'assassino.

Stimolato da una giovane e affascinante donna inglese che incontra in albergo, si lascia coinvolgere, inizia le indagini, arrivando a confondere e annullare completamente la sua vita perchè immerso totalmente nella scrittura.

 “Lei come trova le idee per i suoi romanzi?” mi chiese.

Riflettei un attimo e poi risposi: “Spesso la gente pensa che per scrivere un romanzo si parta da un’idea. Invece la storia prende le mosse innanzi tutto da una voglia: quella di scrivere. Una voglia che si impadronisce di te e che niente può ostacolare, una voglia che ti allontana da tutto. Questo desiderio continuo di scrivere io lo chiamo “malattia degli scrittori”. Puoi avere la trama migliore del mondo, ma se non hai voglia di scrivere, non concluderai niente.

Joël, lo scrittore, approfondisce e spiega come si costruisce una trama avvincente: è fondamentale avere un’idea ma poi non si deve procedere elencando semplicemente i fatti uno dopo l’altro. È importante tradurre la trama in forma interrogativa. Porsi tante domande per scavare e indagare sulla vita dei personaggi e sulle dinamiche delle loro azioni. Tutto è importante e deve essere verosimile e coerente.

“Lo vede?” dissi. ”Il solo fatto di mettere la sua trama sotto forma di domande offre un numero infinito di possibilità. Rispondendo a queste domande, i personaggi, i luoghi e le azioni si presenteranno da sé… La magia di ogni storia è che un semplice fatto, qualunque esso sia, tradotto in forma interrogativa, apre la porta a un romanzo.

E Joël, lo scrittore, apre la porta su un elegantissimo mondo dove i protagonisti sono persone ricche o aspiranti ad esserlo e fanno parte di una storia colma di colpi discena che convergono tutti nel medesimo punto: la scrittura di un romanzo che parte da un omicidio, si sviluppa con un’indagine e termina con la soluzione del mistero.

La trama si sviluppa così su due piani narrativi: il presente e il passato. I due piani narrativi, insieme ai tanti personaggi, procedono sotto l'occhio attento dello scrittore, in modo tale da non far mai perdere il lettore che, pagina dopo pagina, seguirà il crescere della tensione fino allo scioglimento finale dove finalmente si scoprirà il colpevole.

“Cosa vuol sapere?”

Tutto! Mi racconti chi era Bernard.”

Il romanzo vuole essere un'omaggio a Bernard de Fallois, padrone delle Edition de Fallois, persona molto conosciuta e stimata in Francia, morto due anni fa a 91 anni. Egli non fu solo editore ma anche scrittore: famoso in Italia è il suo libro su Simenon, un libro che solo lui poteva scrivere poiché era suo grande amico.

Bernard de Fallois fu colui che scoprì Joël Dicker e divenne una presenza importante nella vita dello scrittore conducendolo per mano da un primo fallimento a un grande successo, cambiando così radicalmente la sua vita.  La loro amicizia è raccontata qua e là, con momenti di grande emozione, inseriti tra le righe della narrazione principale, incuriosendo (io stessa sono andata a leggere di lui e a vedere le sue foto per conoscere il suo volto) e allo stesso tempo fornendo grande dignità al romanzo. Ne esce un rapporto basato sul rispetto e profonda stima reciproca.

L'enigma della stanza 622 è il primo, tra i romanzi di Joël Dicker, pubblicato dopo la sua morte. L’operazione è forse stata dettata sia dalla voglia di rendergli omaggio  ma anche da quella di fare qualcosa per non dimenticarlo.

 Ginevra e la Svizzera

Diversamente dai romanzi precedenti tutti ambientati negli Stati Uniti e più precisamente nel New England, il luogo in cui si sviluppa la storia de L'enigma della stanza 622 è la Svizzera, precisamente la città di Ginevra e i suoi dintorni alpini , dove lo scrittore vive. Di Ginevra ne parla in relazione al forte legame che la città ha con le banche che, con il loro enorme potere economico, riescono ad entrare in tutti gli aspetti della vita umana.

In una recente intervista Joël Dicker ha dichiarato che la scelta di ambientare il romanzo in Svizzera è stata vissuta come una sfida. Senza dubbio qui parliamo di uno sfondo meno potente da quello dei precedenti libri che richiede da parte del lettore uno sforzo immaginativo maggiore. Ma la sua volontà era quella di voler offrire al lettore qualcosa di nuovo e di stimolante.

L’omicidio, i personaggi e un grande amore.

Come già anticipato sopra, tutto parte dall’interesse di Joël, lo scrittore, per un omicidio commesso nella stanza 622 dell’Hotel Palais di Verbier durante una festa che una famosa banca d’affari di Ginevra la Banca Ebezner, organizza ogni anno: il Grand weekend. Un omicidio, ribadisco, di cui ancora oggi non si conosce il colpevole. Da qui iniziano le indagini e con ordine conosciamo tutte le persone coinvolte, i cui segreti vengono svelati a poco a poco.  I due piani narrativi, da un lato le indagini, compiute da Joël lo scrittore e da una misteriosa amica inglese incontrata in albergo, dall’altro il corso degli avvenimenti che hanno condotto all’omicidio, portano avanti la storia aumentando la tensione fino ad arrivare alla risoluzione finale.

Ci sono i grandi banchieri anziani e intoccabili, c’è Macaire erede designato della Banca. Insicuro e non sempre all’altezza della situazione è pronto a tutto pur di mantenere il suo status e raggiungere i suoi obiettivi. Anastasia, la sua bella moglie che arriva al matrimonio su forti pressioni della madre pur essendo innamorata di un altro uomo. Ma il centro della storia c'è Lev, banchiere di umili origini, creativo affascinante e pieno si sorprese. Amato da tutti e dalla stessa Anastasia, deve fare i conti con un passato familiare ingombrante che determinerà tutte le sue azioni e per le quali si assumerà anche la piena responsabilità.

Infine ci sono le maschere, dietro alle quali ci nascondiamo per apparire diversi da quello che siamo. Diversamente dalla maschera pirandelliana che è imposta dalla società e spersonalizza l’uomo nella sua vera essenza. Joël Dicker mette materialmente in mano questo espediente a uno dei suoi personaggi che lo utilizza per portare le situazioni a suo vantaggio, creando così sorpresa e dinamicità nella narrazione.

A pagina 632 il romanzo finisce e l’ultimo pensiero è importantissimo perché sottolinea lo stretto legame tra la vita e la letteratura, legame in cui io credo profondamente. Sono sicura che questo pensiero infonda un certo ottimismo nel lettore e lo lascia contento e soddisfatto per aver dedicato tanto tempo a questo libro. Lo riporto qui sotto come conclusione perché sono sicura che non toglierà nulla al piacere della lettura.

La vita è un romanzo di cui già si conosce la fine: il protagonista muore. La cosa più importante, in fondo, non è come va a finire, ma in che modo ne riempiamo le pagine. Perché la vita, come un romanzo deve essere un’avventura. E le avventure sono le vacanze della vita.

 

Alla prossima lettura.

Paola