August 14, 2020
LA VOGLIA DI LEGGERE UN CLASSICO: IL SIGNORE DI SAN FRANCISCO DI IVAN BUNIN

Anche questa volta la Casa Editrice Adelphi ha trovato la sua perla letteraria: un libro scritto nei primi decenni del 1900 e riproposto quest’anno in una elegante veste editoriale, presentato con la copertina a sfondo grigio scuro e, nella parte bassa, la foto di un quadro raffinatissimo di un pittore russo, dal nome impronunciabile, di fine Ottocento intitolato Paesaggio invernale. Il libro di cui sto parlando è Il Signore di San Francisco e altri racconti dello scrittore russo Ivan Bunin.

 

Chi è Ivan Bunin?

Ivan Bunin è uno scrittore russo che visse tra il 1870 e il 1953. Apparteneva a una di quelle famiglie aristocratiche che, dopo la Rivoluzione d’Ottobre, furono costrette ad emigrare in Europa. Tra le tante nazioni, scelse la Francia come seconda patria. Le emozioni e i dolori che provò in questo periodo sono documentate nel diario che scrisse tra il 1918 e il 1919, dato poi alle stampe con il titolo Giorni maledetti.

Ma non si limitò a vivere in Francia, era anche un grande viaggiatore e questa passione lo portò ad una profonda conoscenza dell’Oriente e soprattutto dell’Italia, dove visse a lungo.

Sembra che Ivan Bunin fosse un uomo molto elegante e con modi di fare da gentiluomo; nei rapporti umani esprimeva sempre signorilità,correttezza e lealtà. La sua bravura nella scrittura è fuori discussione e riconosciuta da tutti. È stata definita un severo talento nella motivazione al Premio Nobel per la Letteratura che gli è stato conferito nel 1933.

La sua notorietà non raggiunse mai quella dei suoi contemporanei, non per mancanza di bravura ma probabilmente per il suo carattere distaccato ed estremamente sincero e poco diplomatico soprattutto verso le delicate vicende politiche, storiche e sociali dell’epoca; mi riferisco alla Rivoluzione Russa, all’occupazione tedesca di Parigi o ancora alle pessime condizioni di vita dei contadini russi.

 Il Signore di San Francisco e altri racconti

Solitamente quando vado in libreria è difficile che scelga raccolte di racconti perché sono molto pigra e trovo molto faticoso appassionarmi  a un’atmosfera e, dopo poche pagine, abbandonarla per poi rifare subito la stessa operazione con una nuova storia. A causa della mia indolenza preferisco sempre i romanzi ai racconti.

Questa volta però sono andata contro corrente perché sono rimasta folgorata da una recensione scritta da EmanueleTrevi su La lettura di qualche settimana fa. Il titolo era Vedi Capri e poi? Poi muori. Guarda caso stavo partendo per Capri, non avevo quindi scampo, dovevo comprare e leggere quel libro.

Il libro è una raccolta di quindici racconti con temi a ambientazioni molto diverse tra loro. Si passa con disinvoltura da racconti ambientati in Italia, ad altri dove si respirano affascinanti atmosfere orientali, ad altri ancora dove Ivan Bunin non dimentica la sua terra dedicando alcune pagine alla Russia contadina. Alla fine di ogni racconto è specificata la data e il luogo in cui è stato scritto; sono tutti dei primi decenni del 1900 e, molti di loro, in località Capri, dove l’autore passò molto tempo.

La sua prosa è stata definita lirica ma allo stesso tempo profondamente realistica, distaccata e disillusa e  penetrante fino a toccare i più bassi problemi sociali.

 Il signore diSan Francisco, il racconto.

Questo racconto narra la normalità della vita di una famiglia ricca americana.

L’incipit ci porta subito nell’atmosfera e ci mette in contatto con i personaggi:

Il signore di San Francisco – nessuno che ricordasse il suo nome a Napoli o Capri – era partito per un viaggio di due anni interi per il Vecchio Mondo con moglie e figlia solo, e soltanto per diletto.

Appena abbozzato nella descrizione fisica e poco approfondito psicologicamente, del Signore di San Francisco conosciamo poco. Sappiamo solo che ha 58 anni, che viene dalla città di San Francisco, che è ricco e che si può permettere di viaggiare sia in Europa che in Medio Oriente con la moglie e la figlia, come tante altre persone nella sua condizione economica, facevano all’epoca. L’inciso inoltre ci dà un’informazione in più che trasmette inquietudine e insicurezza, mi riferisco al poco interesse che aveva suscitato nelle persone che lo avevano incontrato.

Entriamo quindi nel racconto con la sensazione che qualcosa di non bello deve accadere. Procedendo nella lettura rimaniamo storditi dalla descrizione particolareggiata del viaggio: gli ambienti della nave, gli alberghi di lusso, i pasti che scadenzano le giornate, il personale di servizio, l’importanza del cambio degli abiti nei vari momenti della giornata.

La famiglia del Signore di San Francisco arriva a Napoli e poi a Capri dove alloggia nel più bell’albergo dell’isola.

E proprio qui che nella sala di lettura, quella più intima, più silenziosa, tutta in marmo bianco e divani comodi, con le pareti coperte di libri, mentre prova una forte sensazione che niente di male potrà mai accadere, arriva l’inaspettato.

È qui che si comprende il vero tema del racconto: non il viaggio in sè ma la fragilità della vita.

Gli altri racconti.

Anche quando ambienta i racconti in altri luoghi le sue descrizioni sono accurate e particolareggiate. Passa con disinvoltura dai  villaggi contadini della campagna russa, con la povertà, la violenza e la misera vita nelle izbe (case abitate dai contadini nella campagne costruite i legno), ai bellissimi paesaggi orientali che l’autore tanto aveva amato nei suoi viaggi e che, con facilità, riusciva a descrivere pur trovandosi a Capri.

Particolarmente bella è la storia di Gotami, una ragazza che nasce ai piedi dell’Himalaya.

Così inizia…

Storia tre volte meravigliosa per brevità e misura, per significato e maniera, storia dell’amore di Gotami, che senza rendersene conto si ritrovò all’ombra del Benedetto.

 Gotami, ragazza di famiglia modesta, sveglia ma servizievole e dignitosa, viene notata dal principe del posto che ne fa la sua amante e va a vivere a corte senza mai lamentarsi della sua vita da concubina.

Il racconto è bello e pieno di fascino, mi ha fatto ricordare una favola orientale, una di quelle che si possono leggere nella raccolta Le Mille e una notte, ma qui il tono è diverso, il racconto è disincantato, a volte crudo e incredibilmente vero.

Altro racconto che vorrei segnalare è La bella vita, una storia di riscossa al femminile. L’incipit è sempre bello e accattivante:

La mia vita è stata una bella vita, quello che ho voluto me lo sono preso tutto…

Mi è andata sempre bene, è vero ma ho anche una gran testa dura di carattere.

È la storia di una donna appartenente alla classe più povera della Russia dei primi decenni del 1900 che, con il duro lavoro e una grande determinazione, riesce a raggiungere una certa tranquillità economica passando attraverso varie esperienze lavorative e pagando un caro prezzo in termini di affettività.

Il ritmo del racconto è incalzante e veloce. In poche pagine si passa attraverso la vita della protagonista con un sempre crescente livello di interesse, pur sapendo sin dall’inizio dove lei voleva arrivare.

Conclusione

Nel saggio Perché leggere i classici, Italo Calvino scrive che

Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire.

Su questa onda definirei Il Signore di San Francisco un bellissimo classico perché la prima lettura mi ha portato alle considerazioni scritte sopra ma ho la sensazione che una rilettura mi porterebbe a tanti altri, e forse più profondi pensieri.