Bruciare tutto, fare dei roghi per non lasciare niente di fisico, se non un po’ di cenere. Lo hanno fatto nel passato quando bruciavano le donne che non corrispondevano ai classici canoni della società dell’epoca. Lo ha fatto Hitler quando ha ordinato di bruciare, il 10 maggio 1933, tutti i libri contro lo spirito tedesco. Lo fanno oggi alcuni uomini che non riescono a sopportare di essere lasciati dalle loro compagne e arrivano al gesto folle di annientarle col fuoco.
Per una lettura estiva, leggera e rassicurante, non è da prendere in considerazione “Bruciare tutto”, l’ultima pubblicazione di Walter Siti. Se si vuole paragonare a un atto fisico, infatti, la lettura di questo libro è come un pugno nello stomaco.
Sono una lettrice di narrativa, veloce e appassionata ma con difficoltà, quindici giorni fa circa, sono riuscita a entrare nel mondo descritto nel libro in questione. La prosa che utilizza l’autore non è fluida e scorrevole ma ricca di incisi e di cambi di tono e di voci riportate nella loro aspetto più realistico; numerose poi sono le citazioni, religiose e non, che interrompono la narrazione.
Sin dalla prima pagina si incontra il protagonista: don Leo, un prete che vive in un quartiere della Milano popolare contemporanea. Don Leo balbetta, è insicuro e tormentato profondamente sia nel rapporto con Dio che con se stesso e cerca con grandi difficoltà il suo posto nel mondo. Sostiene di non avere una vita privata e il suo lavoro gli riempie con violenza le giornate: segue i futuri sposi nei confusi corsi prematrimoniali, lavora all’oratorio con i ragazzi, celebra messe declamando delle omelie a volte troppo violente. I suoi discorsi, preparati con mezzi tecnologici, perché don Leo è un uomo contemporaneo, infastidiscono i parrocchiani e li scuotono da quel torpore che solo il benessere può dare.
Ma che cosa è il benessere? Si chiede Don Leo; il benessere non è solo accumulare denaro, ma anche non aprirsi agli altri e pensare solo alla propria tranquillità e ai nostri piccoli vizi quotidiani e soprattutto ci proibisce di vedere le altre persone. I suoi parrocchiani cercano con fatica di rincorrere i cambiamenti del tempo, lo ascoltano, a volte si allontanano ma tornano sempre da lui. Attorno a don Leo, infatti, gravita una moltitudine di persone tristi, depresse e piene di problemi che scaricano o cercano di scaricare sul giovane prete tutti i loro guai.
Proseguendo nella lettura si sente crescere il tormento di Don Leo e la sua inquietudine si fa sempre più esplicita. Egli sta combattendo una guerra personale e intima ma non vuole che nessuno se ne accorga: a lui piacciono i bambini dal lato fisico e “quando li guarda non può fare a meno di pensare ad un rapporto sessuale”, ma non arriva mai ( se non una volta in passato) a compiere tale atto. Don Leo è arrabbiato e incolpa Dio di averlo messo in questa situazione così degradante. La pedofilia nella nostra società è considerata uno dei reati peggiori. Noi siamo fortemente scandalizzati e inorriditi quando ne sentiamo parlare e consideriamo dei mostri coloro che lo commettono.
Voglio sottolineare che questo è solo uno dei tanti temi di cui parla il libro, oggetto di tante polemiche tra gli intellettuali. “Bruciare tutto” coglie i tanti aspetti della nostra società e sottolinea la nostra difficoltà a stare al passo con un cambiamento così veloce che con difficoltà riusciamo a comprendere. Il tema centrale del romanzo è per me il dramma di una persona che è in un modo ma vorrebbe essere diversa, una persona che cerca con fatica di accettare la sua identità personale senza scalfire quella sociale.
L’attualità di questo tema è fuori di dubbio. Quanti di noi oggi sono lacerati come Don Leo perché si mostrano in un modo e poi sono nel loro intimo diversi? Questa lacerazione porta tanta sofferenza e a volte le vite si concludono in tragedia. Così drammatica è la fine di Don Leo che conclude la sua vita con un atto drammatico ma ricco di significato.