Ho sempre frequentato con entusiasmo il Festival della letteratura di Mantova e, qualche anno fa, ho avuto la fortuna di assistere all’intervento Jonathan Coe. Entrare nel cortile dove avveniva l’evento non è stato facile perché era affollatissimo e l’accoglienza che gli era stata riservata da parte dei suoi lettori era quella che di solito ai concerti si riserva a una rock star.
Jonathan Coe è uno scrittore profondamente britannico che ha scritto tanti libri sviluppando temi contemporanei, interessanti e divertenti. Inoltre è un uomo profondamente appassionato di musica rock e di cinema.
Il film è non solo quello che si vede ma anche quello che si ascolta.
Io e Mr Wilder è il suo ultimo libro, libro che testimonia tutto l’amore di Jonathan Coe per un regista in particolare, che è senza ombra di dubbio il suo preferito: Billy Wilder.
Spiegando il motivo di questo amore, racconta di essere sempre stato un grande appassionato di Sherlock Holmes e che da ragazzo era rimasto folgorato da La vita privata di Sherlock Holmes, un film tardivo e di poco successo del regista hollywodiano. Contrariamente ai grandi critici che lo hanno stroncato, Jonathan Coe ha trovato nella pellicola eleganza, umorismo e anche profondità emotiva e, da quel momento in poi, inizia a interessarsi a Billy Wilder, guardando tutti i suoi film e leggendo i libri che lo riguardavano.
Per chi non lo conoscesse Billy Wilder è regista di origini polacche, successivamente diventato cittadino del mondo. Dalla Polonia, giovanissimo, si trasferisce a Berlino per fare il giornalista ma poi trova la sua vera passione dedicandosi alla scrittura per il cinema. Quando nel 1933 Adolf Hitler sale al potere, emigra prima in Francia e poi negli Stati Uniti.
Ha scritto film di vario genere ma sicuramente i più famosi sono le commedie: Sabrina, Irma la dolce, A qualcuno piace caldo, L’appartamento, solo per citarne alcune.
Non volendo scrivere una delle tante biografie su Billy Wilder, Jonathan Coe sceglie la forma letteraria del romanzo per parlare di lui, una forma letteraria che forse può permettergli di arrivare più facilmente alla verità emotiva del momento che voleva cogliere. L’intenzione è infatti quella di fotografare il regista in un frangente particolare della sua vita quando, raggiunta ormai la mezza età, vive un momento di crisi, di fragilità e di forte ripensamento lavorativo.
Comprende pienamente che come regista aveva fatto il suo tempo e che i gusti degli spettatori stanno cambiando. Sente l’invadenza dei giovani registi - che lui chiama i giovani barbuti - che si stanno prendendo la scena con film molto diversi dai suoi.
Stanco delle commedie e di tutto quanto ruota attorno ad esse, vuole intensamente girare un film serio. E approda a Fedora, la storia della tragica vita di un’attrice di origini polacche. Per quanto riguarda le atmosfere, la storia e i contenuti, il film è lo specchio perfetto di quello che Billy Wilder era effettivamente in quel momento. Più anziano, più riflessivo, con alle spalle un grande successo e con una gran voglia di girarsi indietro e fare i conti con il passato.
Se, e queste sono le parole di Billy Wilder, il cinema hollywoodiano è principalmente un business, Fedora non ha soddisfatto le aspettative ed è stato un vero fallimento perché non ha avuto alcun successo al botteghino. Secondo i critici cinematografici poi, il film presenta sicuramente delle imperfezioni nella sua struttura. Ma Jonathan Coe ha affermato che proprio grazie a queste imperfezioni lo ha scelto tra i tanti successi del famoso regista che aveva a disposizione. E lo inserisce con determinazione nel romanzo, perché le imperfezioni nella vita e nel lavoro sono per lui molto affascinanti e stimolano la sua scrittura verso la creatività e l'autenticità.
Per raccontare questo romanzo Jonathan Coe si mette, senza grandi difficoltà e con disinvoltura – del resto è ben allenato perché vive in un contesto completamente femminile - nei panni di una donna Calista Frangopoulou, compositrice di colonne sonore per i film di origine greca, che ci accompagna nella storia.
Il racconto si apre a Londra nella casa di Calista ormai più che cinquantenne. Qui vive con il marito e due figlie gemelle avute con la fecondazione in vitro. Anche lei vive un momento particolare della sua vita: le due figlie, per motivi differenti, sono in procinto di entrare nel mondo degli adulti e questo la fa sentire vuota.
Ci sono due cose in cui riesco bene, due cose che danno un senso alla mia vita. Sono una brava compositrice e una brava madre. So scrivere musica e far crescere figli. E ora mi si dice che nessuno sa più cosa farsene di queste mie doti. Sono finita su entrambi i fronti. Stop. Basta e ho solo cinquantasette anni.
Utilizzando flashback Jonathan Coe ci fa entrare nel mondo della sua narratrice da quando, ancora adolescente, fece un viaggio negli Stati Uniti e incontra per un caso fortuito della vita, Billy Wilder, evento che determinerà e condizionerà gli eventi futuri della sua vita.
Fu questa la prima volta che vidi Mr Wilder, questa era la prima impressione che ebbi di lui. Anche lui portava gli occhiali con le lenti molto spesse e, nonostante l’aria depressa, gli occhi che stavano dietro le lenti, si illuminarono in un’espressione divertita quando ci vide avvicinarci al tavolo con le nostre magliette sudice e gli short tagliati. La sua allegria era autentica, anche se un po’ mortificante, ma totalmente priva di malizia.Vedeva la comicità della situazione e ne godeva.
L’incontro sarà di grande stimolo e da quel momento in poi, Calista inizierà a sviluppare una forte passione per il cinema. Tra lei e il regista nascerà una rispettosa e affettuosa amicizia che la poterà a fare l’interprete per il film Fedora non solo in Grecia ma anche in Germania, fino alla fine delle riprese.
Alla ricerca di fondi per terminare il film che gli erano stati rifiutati a Hollywood, proprio in Germania, Billy Wilder sarà costretto a fare i conti con il passato e Calista ne sarà testimone.
In un lungo monologo in risposta a un giovane giornalista scettico sulla verità dei fatti che hanno tragicamente segnato la Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, ripercorre tutta la sua storia guidato dal forte desiderio di avere notizie della sua famiglia con cui da tempo non era più in contatto. In questa lunga digressione, dove lui racconta l’orrore dei campi di concentramento, utilizza come mezzo tecnico di espressione, la sceneggiatura che è forse inizialmente spaesante per il lettore, ma solo per poche righe, poi lo accoglie e lo coinvolge completamente nella tragicità della storia.
Io e Mr Wilder è un romanzo scritto con grande passione, ricco di nostalgia e malinconia. È un romanzo su un sentimento che spesso provano le persone che hanno raggiunto una certa età: la consapevolezza che il tempo passa e, a volte, non è facile rendersi conto dei cambiamenti e restare sempre al passo.
Alla prossima lettura.
Paola