Gianrico Carofiglio era a Piacenza il 14 febbraio all’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano per presentare il suo ultimo libro uscito solo qualche mese fa. La misura del tempo (281 pagine) è il titolo del libro in questione, pubblicato da Einaudi nella collana Stile libero Big ed è venduto nelle librerie al prezzo di 18,00 euro.
Gianrico Carofiglio, ex magistrato ed ex senatore della Repubblica italiana, è un bell’uomo di circa sessant’anni, alto, con una bella voce che tradisce le sue origini meridionali. Ha risposto con gentilezza, precisione ed educazione alle incalzanti domande che gli ha posto il suo interlocutore: l’avvocato e scrittore piacentino Paolo Colagrande.
L’argomento è stato naturalmente La misura del tempo, un romanzo che si può facilmente definire un giallo giudiziario poiché riguarda una storia di difesa in un processo d’appello. Il libro segna il ritorno dell’avvocato Guido Guerrieri, avvocato di Bari che i lettori appassionati di Gianrico Carofiglio hanno già conosciuto in Testimone inconsapevole, Ad occhi chiusi e Ragionevoli dubbi. Alla domanda come mai ha scelto un avvocato come personaggio e non un giudice, Carofiglio ha risposto che è semplicemente capitato in un momento in cui era alla ricerca di un punto di vista nuovo fresco rispetto alla sua quotidianità. La sua volontà era quella di andare fuori dalla sua zona di comfort e raccontare le storie con sfaccettature nuove. Poiché tutte le storie sono già state raccontate, ha aggiunto, l’importante è essere capaci di vedere con occhi nuovi. Solo l’introduzione di un personaggio lontano da lui e l’assunzione del suo punto di vista gli avrebbe permesso di raggiungere questo obiettivo.
Ne La misura del tempo, Guido Guerrieri è naturalmente cresciuto rispetto ai romanzi precedenti ma mantiene le sue caratteristiche fondamentali, quelle che per intenderci gli hanno inculcato i genitori in passato come il rispetto degli altri, l’amore per le idee e l’idea controversa che bisogna sempre cavarsela da soli. È un uomo razionale, brillante e fortemente rigoroso, tutte qualità che gli permettono di emergere dalla cialtroneria che dilaga nel mondo del lavoro. La sua quotidianità lavorativa viene sconvolta dall’arrivo in studio di Lorenza Delle Foglie, una vecchia fiamma di gioventù. La donna, profondamente segnata dalle sue scelte di vita, lo vuole vedere perché il figlio si trova in carcere.
Siccome non sapevo chi fosse, nemmeno sapevo come salutarla. Mi ero alzato e feci il giro della scrivania. Anche lei non sapeva come comportarsi e così ci abbracciammo goffamente, avvertendo entrambi la poca spontaneità, la forzatura del gesto. Sentii odore di sigarette appena fumate e, più denso e spiacevole, odore di molte altre sigarette fumate una dopo l’altra, che avevano impregnato abiti e capelli, tinto di nicotina le mani e le unghie.
Guido Guerrieri decide di assumere la difesa, lavoro che affronta mettendo in campo tutte le sue abilità professionali, la sua razionalità e la sua umanità. Lo scenario è naturalmente quello del processo giudiziario, una realtà ben conosciuta da Gianrico Carofiglio in tutte le sue sfaccettature. Tanti sono gli elementi che possono entrare in gioco in un processo, ha spiegato, primo fra tutti la pulsione umana che spinge a volere la vittoria. È importante essere consapevoli dei limiti della situazione ed affrontarlo con cautela e preparazione.
La narrazione del libro procede con un linguaggio semplice e sapiente, coinvolgendo con facilità il lettore che, sin dalle prime pagine, diventa parte della vita privata e della vita lavorativa del protagonista sposando senza il minimo dubbio il suo punto di vista. Ne La misura del tempo i piani narrativi sono due: uno giuridico ed estremamente tecnico, l’altro letterario decisamente improntato verso il recupero di una memoria che il passare degli anni involontariamente ha cancellato. La grande abilità dell’autore sta nell’armonizzazione dei due linguaggi, integrando perfettamente una lingua lontana dalla narrazione con quella piena di sentimento ed emozioni propria della migliore letteratura. Si alternano infatti dettagliati atti processuali con momenti di ricordo di vicende passate che nel procedere si delineano sempre più chiaramente. Ad un certo punto chi legge si renderà conto che una è indispensabile all’altra per comprendere meglio la storia e arrivare alla fine.
La scommessa che l’autore si è fatto all’inizio su questa operazione è sicuramente vinta. Ganrico Carofiglio è riuscito perfettamente a inserire nel suo romanzo l’arida lingua giuridica, rendendola parte di un contesto narrativo senza snaturarla mantenendone pienamente la struttura. È un modo per fare andare avanti la storia, ha affermato l’autore durante l’intervista, per portare il lettore in un terreno che non è suo. Naturalmente, ha aggiunto poi, questa operazione ha a che fare con l’abilità del montaggio e con una profonda conoscenza del lessico. L’operazione deve essere condotta con profonda serietà rispettando un obbligo di coerenza e precisione che è la base del patto con il lettore che per la durata del libro deve credere senza alcun dubbio che quanto sta avvenendo narrativamente è vero.
Quando è stato chiesto a Gianrico Carofiglio quale fosse secondo lui il motivo del successo di Guido Guerrieri, lui ha risposto che è importante che gli scrittori si interessino ai propri personaggi.
Se non vuoi bene ai tuoi personaggi, si vede.
Il rapporto tra chi scrive e il personaggio da lui creato si riflette sempre sul lettore. I personaggi che suscitano emozioni, positive o negative che siano, sono quelli a cui gli autori tengono. Ma soprattutto sono quelli che, dopo aver letto la fine, fino all’ultima parola, ti lasciano un vuoto e ti mancano nelle ore o nei giorni a seguire.
Alla fine dell’incontro sono state poste a Gianrico Carofiglio domande tecniche sulla sua scrittura. Rispondendo con precisione ha affermato che, riguardo alla punteggiatura, odia il punto esclamativo perché a suo avviso un buon narratore deve essere capace di far percepire il tono del personaggio attraverso le sole parole. Ama invece utilizzare il punto e virgola e frasi non eccessivamente lunghe. Cerca poi di inserire nelle pagine momenti tragici e momenti umoristici per muovere il ritmo della narrazione.
Per concludere voglio riportare qui sotto uno dei momenti umoristici che ho trovato particolarmente sottile e raffinato. Mi riferisco al momento in cui inizia il processo di dibattimento e Guido Guerrieri incontra il pubblico ministero, la dottoressa Gastoni.
Guardandola in faccia mi parve di notare una certa differenza rispetto all’ultima volta-non ricordo quando-che ci eravamo visti. -Strano, è…come più giovane. Cioè, non proprio giovane. Diversa, - dissi parlando sottovoce a Consuelo…. -Avrà speso un paio di mesi di stipendio per essere “così più giovane”…-Cioè? -A volte penso che voi uomini siate stupidi. Qualche chirurgo estetico c’è andato giù pesante. Non lo vedi che sembra una maschera di carnevale?-
Scrittura elegante e raffinata per descrivere con leggerezza una debolezza comune a tante donne e tanti uomini.