La foto in copertina
“Cercando la luce", autobiografia di Oliver Stone ha una foto in copertina bellissima, che lascia senza fiato. È lui, all’età di 20 anni, in Vietnam, quando si era arruolato volontario come soldato di fanteria. Uno sfondo indefinito lascia in primo piano un giovane vestito con un indumento informe per ripararsi dalla pioggia. L’umidità dell’aria è palpabile. Ciò che colpisce è lo sguardo del giovane uomo, non spaventato ma disorientato, una persona che non capisce il senso dell'esperienza che sta vivendo.
Chi sapeva quello che stava succedendo? Credo nessuno.
Era spaventoso eppure non ero spaventato…era come se fossi trapassato e mi trovassi in un luogo dove ci veniva mostrata in anteprima la luce di un’altra vita.
La storia
All’età di 74 anni il regista Premio Oscar decide di raccontarsi, si guarda indietro con realismo, immerge il lettore nella sua vita e nell'ambiente del cinema, analizza i fatti con attenzione, cercando di arrivare alla verità.
Per scelta decide di raccontare i suoi primi quarant’anni, gli anni della sua formazione, come uomo e come regista, partendo dalla sua famiglia di origine, sino ad arrivare all’Oscar per il film Platoon. Si concentra in modo particolare sugli anni della crescita, quando, da sconosciuto, cercava di farsi strada nella vita.
Una vita vissuta intensamente quella di Oliver Stone con un finale, se di finale si può parlare perché è ancora nel pieno delle sue forze e della sua attività lavorativa, che poteva essere differente ma, inaspettatamente per lui, è assolutamente positivo.
“Ho fatto la guerra in Vietnam, sono finito in carcere, sono stato senza un soldo in tasca con la gente che mi correva dietro, sono diventato schiavo della cocaina. Il finale della storia poteva essere molto diverso”
Ruolo fondamentale ha avuto la scrittura che non ha mai abbandonato anche nei momenti più duri, considerata spesso non solo lavoro ma anche un modo di cercare la pace e arrivare a comprendersi meglio.
La famiglia
Oliver Stone è figlio della guerra. I suoi genitori si sono conosciuti in Francia durante la guerra di liberazione dai tedeschi. La madre era francese mentre il padre era un soldato ebreo americano di buona famiglia e laureato a Yale. Per amore la madre decide di lasciare la Francia, vivere negli Stati Uniti e cambiare completamente la sua vita. L'infanzia di Oliver è stata felice.
Fino a 14 anni ero ricco, sano e adorato.
Poi i genitori, per motivi di incomprensione caratteriale, divorziano.
All’improvviso diventiamo tre persone diverse in tre luoghi diversi.
Oliver Stone adolescente, reagisce con carattere alla situazione senza cedere alla debolezza o all'autocommiserazione. Definisce il divorzio dei genitori la prima di una lunga serie di menzogne che ha dovuto comprendere e affrontare nella sua vita.
Va alla ricerca del suo posto nel mondo: tenta l’università, scappa in Oriente a fare l’insegnante, viaggia, torna a Yale, inizia a scrivere.
Dopo essere stato rifiutato da una casa editrice, si arruola da volontario come soldato di fanteria. Inizia così l’esperienza che più di tutte ha segnato la sua vita. È fra quei soldati fortunati che riesce a tornare a casa, profondamente confuso ma senza mai essere alla ricerca di commiserazione. Nel disagio più profondo deve anche affrontare l’esperienza del carcere.
Ero squinternato, gli altri lo percepivano; mi evitavano.
Ritorna alla scrittura, il suo mezzo espressivo più naturale. Ma si sente anche attratto dal cinema. Per questo motivo si iscrive alla School of Arts della New York University dove incontra insegnanti di prim’ordine tra cui Martin Scorzese. Qui gli insegnano il mestiere.
Una delle prime lezioni di cinematografia è la necessitàdi cercare la luce. Senza la luce non vai da nessuna parte, non si vede niente.
Sposa Najwa Sarkis, una stupenda donna libanese che riesce a stargli vicino accettandolo per come era, un uomo che viveva del sussidio di disoccupazione e che spesso e volentieri si faceva.
Lascia la moglie e la vita comoda e accudente che gli offriva il matrimonio e si trova anche lui, come i suoi genitori, destinato al divorzio. Il suo matrimonio, come quello dei suoi genitori e di tutte le altre persone, diventa un’altra delle menzogne della vita da comprendere e affrontare.
Da questo momento in poi si dedica completamente al cinema lavorando come sceneggiatore, e poi come regista.
Tante pagine nella suo libro sono dedicate ai problemi tecnici che ha dovuto affrontare per la realizzazione dei suoi film: il rapporto con i registi, se era sceneggiatore, gli scontri con i produttori, il reperimento dei fondi che non bastano mai, il narcisismo degli attori, i problemi legati al luogo geografico e al tempo atmosferico.
Il film che ha presentato maggiori difficoltà tecniche e burocratiche è stato sicuramente Platoon realizzato dopo ben vent’anni dalla sua scrittura.
Troppo avanti per l’America politicamente corretta, Platoon racconta la guerra di un plotone in Vietnam vista dagli occhi di un soldato semplice, Chris Taylor alter ego di Oliver Stone, mettendo in evidenza le tre grandi menzogne diffuse dai media: il numero dei morti americani causati dal fuoco amico, gli innumerevoli morti tra la popolazione civile, e la diffusione di notizie falsità di una guerra vinta quando invece la sconfitta era totale.
Chris Taylor non è un eroe ma un ragazzo normale, istruito, che scende all’inferno. Conoscendo la realtà peggiore, quella della guerra in tutta la sua crudeltà, diventa uomo.
Negli anni settanta Oliver Stone si trasferisce a Los Angeles e si sposa una seconda volta con Elisabeth Cox, una donna texana che gli da un figlio e condivide con lui la vita nello starsystem americano tra feste con alcool e cocaina.
Entra ufficialmente nel mondo del cinema, diventando un artista famoso, ricercato e decisamente ricco.
Riesce a gestire la vita senza limiti ma mantiene un certo rigore lavorativo alzandosi sempre presto la mattina per scrivere. Fra successi e fallimenti gestisce il dolore causato anche da un’industria in forte ascesa sempre pronta a giudicare e condannare.
Vince due premi Oscar, il primo, da giovane, per la sceneggiatura per il film Fuga di mezzanotte che dedica a tutti coloro che in quel momento si trovavano in carcere; il secondo per Platoon ringraziando il pubblico presente in sala con queste parole:
Grazie per questo finale da favola, ma credo che con questo premio voi stiate rendendo omaggio al reduce del Vietnam, stiate dicendo che per la prima volta capite che cosa è veramente successo laggiù e stiate dicendo che non deve succedere mai più nella nostra vita… Perché se dovesse succedere allora quei ragazzi americani saranno morti invano, vorrà dire che l’America non ha imparato nulla dalla guerra che ha chiamato Vietnam.
Il libro è sostenuto da una narrazione incalzante e ricca di particolari. Per coloro che si vogliono avvicinare al mondo del cinema è poi ricco di particolari tecnici. Ma soprattutto è interessante la storia dell’uomo che, come Ulisse, paragone da lui stesso più volte avanzato, sino ad ora ha vissuto una vita piena, non tirandosi mai indietro, inseguendo sempre una cosciente ricerca della verità.
Alla prossima lettura
Paola