Intro
Ian McEwan è un autore che seguo da tanti anni e, ogni volta che esce un suo libro, lo compro e lo leggo. Con questo autore vado a colpo sicuro perché ogni lettura non è mai una delusione ma è sempre e solo una conferma.
Lo scarafaggio è in vendita da pochi giorni nelle librerie grazie alla Casa Editrice Einaudi al prezzo di 16,00 euro.
Non è semplice parlare di quest’opera perché è di difficile classificazione, sicuramente possiamo dire con certezza che l’edizione italiana conta 108 pagine e quindi lo si può definire sia un racconto lungo che un romanzo breve.
Dalla lettura delle prime pagine percepiamo che la fantasia e la creatività dell’autore non hanno limiti poiché con abilità le unisce alla sua acuta capacità di guardare l’attualità.
La storia si svolge principalmente a Londra e il tempo è quello del dopo Brexit.
Ian McEwan, l’autore, ha oggi 71 anni e ha scritto numerosi racconti e romanzi, molti dei quali hanno avuto anche una trasposizione cinematografica. Vive a Oxford in una casa nella campagna inglese con la sua famiglia e scrive nella sua ricca biblioteca.
Da sempre si dedica alla scrittura in modo serio e continuativo, attività che lo assorbe completamente e che, con il passare degli anni, sente sempre più faticosa. Ha scritto qualche anno fa:
Ho cinquantadue anni e mi dedico seriamente alla scrittura da quando ne avevo vent'uno. Spesso mi capita di domandarmi se scrivere stia diventando piú facile. Temo che la risposta sia no. A quanto pare scrivere non è un'attività che si semplifica con l'andare del tempo; non è possibile «buttare giú» un romanzo solo perché fai questo mestiere da qualche decennio. Certe volte mi pare che la questione si riduca a un problema di forma fisica: scrivere richiede un'enorme quantità di energia. Invecchiare non aiuta.
Lo scarafaggio inizia così:
Quella mattina Jim Sams, un tipo perspicace ma niente affatto profondo, si svegliò da sogni inquieti per ritrovarsi trasformato in una creatura immane.
Il collegamento è esplicito e ci porta al libro di Franz Kafka. Anche questa storia infatti inizia con una metamorfosi. Jim Sams, che fino alla sera prima era uno dei tanti scarafaggi che abitavano la città di Londra, abituato ad affrontare di volta in volta le varie barriere che gli si ponevano davanti, si sveglia trasformato. È diventato un uomo, ma non un uomo qualunque, l’uomo più importante della nazione, il Primo Ministro Britannico.
Le letture di una vita e la passione per alcuni personaggi riemergono nella scrittura e, se l’autore è bravo, – come è il caso di Ian McEwan - creano qualcosa di nuovo ed emozionante.
L’omaggio a Franz Kafka è sicuramente voluto, come voluta è l’atmosfera creata completamente diversa. Ne Lo scarafaggio non esiste il malessere e la depressione del cambiamento improvviso che prova il protagonista del racconto di Kafka. Jim Sams si sveglia è un po’ disorientato ma ha uno spiccato spirito di adattamento e si adegua subito alla nuova vita.
Soltanto adesso, mentre la testa tornava a crollargli indietro, cominciò a intravvedere la via d’uscita dal sonno e a recuperare mentalmente un mosaico di ricordi, impressioni e propositi che si disperdevano mentre lui cercava di bloccarli.
Che sogno, ritrovarsi nel ruolo di primo uomo di quella operetta settimanale. Ma ne sarebbe stato all’altezza? Non meno di chiunque altro alla fine.
Inizia con disinvoltura la nuova vita. Non è nervoso ma si impegna a fondo e vuole assolutamente essere credibile. Conosce i suoi collaboratori, cerca di distinguere gli amici dai nemici e con facilità diventa politico e assolve tutte le sue funzioni, dal presiedere il Governo, al prendere le decisioni importanti, con un modo arrogante e autoritario.
Tutti i capi di Stato d’Europa lo stanno a guardare allibiti per vedere fin dove arriva, lo appoggia solo il presidente degli Stati Uniti d’America che si chiama, guarda caso, Archie Tupper.
Consapevole del momento delicato che la Gran Bretagna sta attraversando sposa la linea di coloro che si vogliono staccare da Bruxelles e si concentra sul completamento dell’operazione Brexit. Lo fa per la sua nazione che non deve dimenticare quello che è stata in passato e deve tornare ad essere il Paese più grande del mondo, una grande gloria.
Comprende che l’economia è il fondamento su cui deve costruire tutto il suo lavoro.
Per essere potente,soprattutto dal punto di vista economico, Jim Sams si inventa l’Inversionismo, una soluzione nella sua testa molto semplice che va assolutamente in senso contrario rispetto al sistema a cui siamo abituati.
Alla conclusione di una settimana di lavoro, una dipendente paga alla ditta le ore svolte. Quando va a fare la spesa, tuttavia trova un’ampia ricompensa a prezzi al dettaglio, per ogni articolo che si porta a casa. La legge le impedisce di accumulare contante. Il denaro che deposita in banca alla fine di una lunga giornata di lavoro al centro commerciale, produce alti tassi di interesse negativi. Prima che i suoi risparmi si riducano a zero, la nostra lavoratrice sarà però tanto saggia da mettersi in cerca di un impiego o di qualificazioni professionali più costose. Migliore, e quindi più dispendioso, è il lavoro che rimedia e più si vedrà costretta a comprare per poterselo permettere. L’economia è stimolata, aumenta il numero dei lavoratori qualificati, tutti hanno qualcosa da guadagnarci.
Il Partito Inversionista porta con sé un messaggio populista. È proprio ciò che molte persone, soprattutto la sinistra e le persone più povere, vogliono sentirsi dire.
I consensi arrivano numerosi, solo i conservatori sono scettici e molti di loro prendono le distanze spostandosi sempre più a destra.
Jim Sams imperterrito va avanti pensando che sia un’idea geniale da portare a termine nonostante gli avversari politici e le crisi diplomatiche che incombono.
Continua nel suo lavoro decidendo su questioni importanti a livello nazionale e internazionale. È ben lontano dal momento in cui si era svegliato pochi giorni prima triste e disorientato.
Ora si sente il capo, comanda una nazione e non ha paura di niente.
Affronta tutto con determinazione e spregiudicatezza senza pensare alle conseguenze drammatiche che incombono. Imbroglio, diffamazione e corruzione sono le sue armi.
Lo stile della narrazione è sapientemente giocato su dialoghi che hanno dell’inverosimile e che, di pagina in pagina, diventano sempre più divertenti. Ian McEwan da buon inglese, e da esperto scrittore, mostra di saper gestire una materia complessa e difficile, con grande abilità ed eleganza.
Il tono.
Il tono con cui il racconto è narrato è quello della satira, genere in cui gli inglesi sono maestri. È questo il modo con cui l'autore guarda, con raffinatezza e intelligenza, alla situazione politica attuale, creando personaggi con caratteristiche e ruoli così ben delineati da far partecipare il lettore in prima fila al mondo politico inglese.
Questo approccio ricorda, per gli appassionati della letteratura in lingua inglese, Jonathan Swift, scrittore irlandese del 1700, autore di poesie romanzi e pamphlet considerato uno dei maestri della prosa satirica.
Ian Mc Ewan lo dichiara apertamente nella postfazione a Lo scarafaggio: dove menzione un libro da lui letto a 16 anni di cui non conoscevo l’esistenza rimediando però subito dopo.
Si tratta del pamphlet: Una modesta proposta. Qui Jonathan Swift affronta la grave situazione sociale ed economica che affliggeva l’Irlanda del XVII secolo dopo anni di governo inglese. Con tono serio e argomentando in diversi punti la sua tesi propone un modo per gestire l’alto numero di bambini poveri che muoiono di fame. Poiché non hanno alcuna dote e sono inutili non lavorando e rubando solamente, possono essere mangiati perché hanno, all’età di un anno,
Una carne molto deliziosa, nutriente e salutare, sia che venga servita in umido e arrostita, al forno o bollita e non dubito che possa andare ugualmente bene in fricassea o come spezzatino con verdure...
Lo stesso tono assurdo lo troviamo ne Lo scarafaggio quando Jim Sams cerca un modo per convincere il presidente degli Stati Uniti a convertirsi all’Inversionismo. Vuole ingraziarselo regalandogli Hyde Park per giocare a golf.
Conclusione
In una bellissima intervista su La lettura del Corriere della Sera di questa settimana, l’autore spiega che ha scritto questo libro nel divertimento e nella disperazione del momento storico, reso forse ancore più drammatico dalla diffusione del COVID-19.
Bisogna sporcarsi le mani e immergerle fino infondo nel barile del presente.
Lo scarafaggio di Ian McEwan è un libro che si legge in poche ore ma è un libro che ci porta ad ampliare i nostri orizzonti guidandoci, attraverso il divertimento, verso un'approfondita lettura del presente.
Alla prossima lettura
Paola