La strada di casa è il secondo dei sei romanzi di Kent Haruf, ultimamente pubblicato da NN Edizioni, 194 pagine.
Tutti i libri di Kent Hauf sono ambientati nello stesso luogo: Holt in Colorado
Una delle particolarità dello scrittore è quella di aver ambientato tutti i suoi romanzi a Holt, una cittadina del Colorado che esiste solo nella mente dell'autore. Chi legge Kent Haruf impara a conoscerebene Holt perché lui la descrive dettagliatamente e addirittura, nel romanzo uscito in precedenza, Le nostre anime di notte, già recensito in questo sitohttps://www.paolatorretta.it/post/our-souls-at-night-tradotto-italiano-diventa-le-nostre-anime-notte, la illustra addirittura con una mappa.
A Holt c’è una strada principale, Main Street che porta ai campi, verso le montagne, sulla quale si trovano le case basse, tutte in fila, in legno, alternate alle attività commerciali come il pub o il supermercato, l’ufficio postale, il cinema o anche la ferramenta. In questo microcosmo, le stagioni scadenzano il ritmo della vita nel silenzio, quasi con monotonia ma quello che è interessante, quello che l’autore ci vuole raccontare sono le storie degli abitanti, che a loro modo, per come affrontano la vita, vorrei definire dei veri, inconsapevoli eroi.
Si è supposto che Holt sia molto simile a Yuma (Arizona), città dove l’autore visse per qualche anno, ma non c’è nessuna certezza; Holt resta sempre una città che esiste solo nell’immaginario dei lettori, un posto non reale, che diventa estremamente interessante per i personaggi che la abitano, per i sentimenti e le emozioni che li animano e per le loro storie che cambiano nei vari romanzi, tutti e sei scritti da Kent Haruf.
Qualche notizia su Kent Haruf
Prima di diventare scrittore, Kent Haruf ha lavorato come bracciante agricolo, come operaio edile, assistente in ospedale, bibliotecario e docente universitario. Dopo aver seguito corsi di scrittura presso una importante scuola degli Stati Uniti, a 40 anni inizia a scrivere e, nei successivi trent’anni, porta a termine i suoi libri. Le motivazioni non sono note ma forse hanno a che fare con le circostanze della vita o con il suo carattere riservato, pudico e poco propenso a farsi conoscere.
In Italia è stato scoperto come una “folgorazione” dal suo editore Eugenia Dibini della NN edizioni che lo ha poi affidato alle cure di un capace traduttore Fabio Cremonesi, che è diventato la voce nel nostro paese dello scrittore americano.
Per un motivo editoriale a me sconosciuto i libri sono stati pubblicati in Italia con una cronologia differente da quella della scrittura.
L’ultima parte della sua vita la trascorre in montagna, in una casa di tronchi vicino a una piccola città, Salida, in Colorado. È qui che muore il 30 novembre 2014 per una grave malattia ai polmoni.
Lo stile di Kent Haruf
In un’intervista, lo scrittore stesso ha definito la sua scrittura “close to the bone“, cioè vicino all’osso. Ha spiegato più volte, nelle varie interviste, che il suo intento era quello di andare al fondo dell’esistenza e delle relazioni tra gli esseri umani. Per fare ciò utilizza una prosa, definita dal suo traduttore secca, decisa ed essenziale, senza inutili orpelli che esprima però il vero senso delle storie raccontate nei romanzi.
Sicuramente Kent Haruf è uno di quegli scrittori che lavora per sottrazione, toglie parole alle sue storie, piuttosto che aggiungere; e a noi lettori dice lo stretto necessario ma nel modo giusto, profondamente incisivo. Solo pochi vocaboli per farci entrare nel suo mondo e farci appassionare a tal punto da non consentirci di abbandonare la storia prima dell’ultima pagina.
Malgrado i pochi romanzi, malgrado l’essenzialità della scrittura, malgrado il carattere poco propenso alla promozione, è riuscito in poco tempo, grazie ad un attivissimo passaparola, ad ottenere un magnifico risultato editoriale in Italia perché piace agli uomini e alle donne di tutte le età, tutti lettori appassionati ne hanno decretato il successo.
La strada di casa
È l’ultimo dei romanzi di Kent Haruf pubblicato ora in Italia anche se è stato scritto per secondo.
La sua voglia di andare all’osso, nel profondo delle anime, si vede da subito, dall’incipit:
Alla fine Jack Burdette tornò a Holt. Nessuno di noi se l’aspettava più. Erano otto anni che se n’era andato e per tutto quel tempo nessuno aveva saputo niente di lui.
Con poche parole entriamo subito in una storia che ha per protagonista Jack Burdette, una specie di eroe locale, con tutte le carte in regola per diventare un campione sportivo, amato dalle donne e tanto inaffidabile sotto ogni aspetto da sfociare nella delinquenza. È lui che ritrova La strada di casa e ritorna a Holt.
Burdette aveva un brutto aspetto. Negli otto anni in cui ne Bird ne nessun altro di noi l’aveva visto, era cambiato in peggio. Era diventato grasso, obeso, ormai sformato, eccessivo; era calvo e la carne pendeva dal suo corpo come sugna… Ma era pur sempre Jack Burdette.
Ritorna improvvisamente, dopo otto anni, in una vistosa Cadillac con targa californiana, dopo aver fatto soffrire la comunità e le persone che gli volevano bene.
Accanto a Jack Burdette,protagonista indiscusso del romanzo, c’è il narratore, Pat Arbulckle un giornalista locale, ex compagno di scuola del protagonista, segnato profondamente dagli eventi della sua vita che, nonostante tutto, cerca in tutti i modi di andare avanti. E poi ci sono le due donne di Jack: la prima è Wanda Jo Evans, la sua vittima sacrificale colei che si lascia sfruttare senza nessuna pietà e poi viene abbandonata spietatamente. La seconda è Jassie Miller, una donna di fuori, che Jack sposa in piena incoscienza. Molto giovane, non bellissima ma di gran fascino, è guardata da tutti inizialmente con diffidenza ma poi apprezzata per la sua estrema correttezza che sfocia quasi nell’autolesionismo.
Il tornado Jack Burdette torna ma non è cambiato, anzi se è possibile, è peggiorato, coinvolgendo tutta la comunità nella sua irresponsabilità e nel suo cinismo.
Tutti i personaggi sono consapevoli che devono giocare un gioco duro, ma comunque vanno avanti con la speranza di non farsi troppo male e non cedendo mai ai compromessi.
Jessie rimane a Holt nonostante l’ostilità e inizia a portare sulle sue spalle il peso di ciò che ha fatto il marito. Forse inconsciamente non chiede niente ma pensa di dover qualcosa alla comunità.
Particolarmente intensa è la scena in cui Jessie, abbandonata anche lei da Jack, va a ballare al Legion, un locale del posto. Guardata inizialmente con diffidenza ostile, forse perché incinta, forse perché è ancora la moglie di Jack, viene poi invitata a ballare dagli uomini presenti. E lei balla e beve e fa tutto quello che gli uomini le chiedono fino ad arrivare allo sfinimento, come per compensare il cattivo comportamento del marito, come per dare qualcosa di suo a loro, che erano stati derubati o maltrattati.
Conclusione
Tanti sono stati i paragoni avanzati dagli studiosi per Kent Haruf, lo hanno comparato ai grandi scrittori della provincia americana per le ambientazioni, a Clint Eastwoood regista per i suoi antieroi.
Personalmente , ogni volta che leggo un libro di Kent Haruf, mi tornano in mente le scene rappresentate nei quadri di EdwardHopper, in modo particolare il quadro intitolato per Nighthawks dominato da un senso di solitudine e di difficile comunicazione.
Leggere tutti i romanzi di Kent Haruf è come guardare un lungo film, ambientato sempre nello stesso luogo. Con poche parole, scelte con cura, siamo condotti in un mondo che, anche se lontano, riconosciamo e con facilità ci identifichiamo.
Alla prossima lettura
Paola