La casa editrice Adelphi dopo Tokio express pubblica La ragazza di Kiūshū, di Mastumoto Seichō libro apparso per la prima volta nel 1961. È un libro che ho letto con grande piacere e lo consiglio per 4 motivi.
Il primo motivo a a che fare con l’autore. Tale lettura ci avvicinerà al mondo di Matsumoto Seichō, vissuto in Giappone dal 1909 al 1992. Scrittore prolifico, nella sua vita ha scritto più di trecento romanzi e molti racconti che lo hanno reso famoso in tutto il mondo. In Italia è stato definito il Simenon giapponese ed è conosciuto grazie allo splendido lavoro della Casa Editrice Adelfi che ha pubblicato, oltre a La ragazza di Kyūshū, anche Tokio express nel 2018. Matsumoto Seichō ha scritto fin da giovane storie gialle caratterizzate da un certo realismo, allontanandosi dalla letteratura giapponese degli anni cinquanta che era fortemente vicina a ambientazioni e situazioni fantastiche. Successivamente sposta il suo interesse verso storie gialle che trattano di problemi sociali del Giappone.
Il secondo motivo ha a che fare con il piacere della lettura introducendoci in un mondo senza confini. La ragazza di Kyūshū narra a tutti gli effetti una storia noir, rientrando così in quel sottogenere dove il protagonista, quasi mai un detective, scende sempre di più verso il basso fino a toccarne il fondo. Kiriko è una ragazza che arriva a Tokio da una provincia molto lontana, il Kiūshū che si trova nella zona sud orientale del Paese. La ragazza vuole vedere un avvocato famoso e molto conosciuto Ōtsuka: ha un caso personale e drammatico da sottoporgli. Non ha dubbi, è sicura e fiduciosa che avrebbe seguito il suo caso. Sa che solo lui la può aiutare.
Ōtsuka non poteva liquidarla sbrigativamente. L’avvocato cinquantadue anni, tempie brizzolate, bel colorito, volto pieno e doppio mento, aveva l’aria di saperla lunga.
Ma Kiriko, La ragazza di Kiūshū, arriva al momento sbagliato. L’avvocato è molto impegnato, si mostra non interessato al caso ma soprattutto è in ansia e eccitato perché atteso da una bella e affascinante donna che non è sua moglie. Sorride, ascoltando la ragazza con attenzione e annuisce ma alla fine le dice che non si prederà a carico il caso per mancanza di tempo e perché sa che la ragazza non avrebbe mai potuto far fronte alla parcella.
Kiriko abbassò lo sguardo e rifletté per qualche istante, in silenzio, senza muovere un muscolo. Malgrado le linee morbide della sua figura, c’era qualcosa di inflessibile in lei, pensò l’avvocato, come fosse stata forgiata nell’acciaio.
Kiriko, La ragazza del Kyūshū, è indignata e molto arrabbiata per la decisione presa dal famoso avvocato perché il caso da lei sottoposto coinvolge direttamente una persona a lei molto cara. Chi ha effettivamente bisogno di aiuto è il fratello, maestro elementare, da tutti definito una bravissima persona e un buon maestro. Si trova in carcere accusato di aver ucciso un’anziana donna nota per essere un’usuraia.…
aveva perduto la somma di trentotto mila yen, che gli era stata affidata dai genitori dei suoi alunni e che doveva servire a pagare una gita scolastica.
Il movente era chiarissimo. Si era fatto prestare dei soldi dalla donna e poi non reggendo alle pressioni e alle minacce a cui lei lo sottoponeva, l’aveva uccisa. Anche se durante gli interrogatori confessa e poi ritratta, viene arrestato nonostante continui a dichiararsi innocente. Certissima della sua innocenza è la sorella Kiriko.
Riassumo un attimo per non perdere il filo del discorso.
Kiriko era venuta a Tokio per supplicare l’avvocato Ötsuka di assumere la difesa del fratello. Ötsuka era il migliore, ma le sue parcelle dovevano essere altissime e Kiriko, a quanto aveva capito, era stata liquidata perché non era in grado di pagare.
Le cose precipitano: Il fratello di Kiriko, La ragazza del Kiūshū, muore in carcere. E qui termina l’antefatto. Da qui inizia la storia vera e propria.
Il terzo motivo ha a che fare con la tecnica di scrittura. Questa lettura ci permette di godere di uno stile di scrittura sobrio e accattivante. Da abilissimo scrittore quale è, Matsumoto Seichō procede utilizzando uno narrazione essenziale eliminando tutto ciò che di superfluo potrebbe distogliere l’attenzione del lettore. Ma c’è di più. Abilmente spezza la narrazione, inserendo all’interno della storia estratti da articoli di giornali che hanno trattato della vicenda e atti della procura riportati con il loro gergo e tono di voce professionale. Questa scelta stilistica ci fa entrare profondamente nella vicenda.
Ecco un esempiodi scrittura giuridica utilizzata dall'autore:
Domicilio dell’imputato: città di K., via XX, numeroXX. Professione maestro elementare. Cognome e nome: Yanagida Masao. Nato… ha perduto lungo la via di casa la somma di trentotto mila yen a lui affidata destinata a un viaggio di istruzione per i suoi alunni… non sapendo come fare si è fatto prestre i soldi da una donna di nome Watanabe Kiku che prestava denaro a strozzo.… Accusa: omicidio a scopo di rapina.
Kiriko, la ragazza del Kiūshū, è protagonista indiscussa e sempre presente in ogni pagina con atteggiamento discreto, tipico delle donne orientali e non si impone mai. Sullo sfondo c’è una Tokio grigia e nebbiosa.
Il quarto e ultimo motivo ha a che fare con le nostre emozioni. Leggendo La ragazza del Kiūshū con attenzione, ci troviamo di fronte ad una storia basata su un’emozione che a tutte le persone è capitato di provare: la vendetta. Capita nella vita di rendersi conto di aver subito un torto o un’ingiustizia e immaginare in che modo potremmo pareggiare i conti. Spesso però questi tentativi dimostrano un’umanità animalesca. Una famosa scrittrice australiana ha affermato che restituire l’offesa subita ci avvicina a un impulso piuttosto primordiale, quello che il nostro sistema psicologico ci suggerisce in modo automatico e totalmente irriflessivo. Per non parlare poi dei costi psicologici che questa soluzione include in fatto di rabbia, emozioni negative e stress che possono incidere in modo deleterio sulla salute fisica e psicologica della persona coinvolta. Nel nostro mondo ci insegnano da sempre che è meglio perdonare soprattutto per non rispondere al male che ci viene fatto con altre azioni peggiori e finire in un circolo vizioso dove violenza porta solo altra violenza.
Conclusione. La domanda a questo punto èla seguente. Si può perdonare chi ha commesso un torto nei nostri confronti e abbandonare progetti di vendetta? Matsumoto Seichō risponde così:Kiriko, La ragazza del Kiūshū, non abbandona mai la sua posizione e procede nel suo progetto diabolico in modo subdolo, con determinazione e coraggio. Ci confonde tra odio e amore accompagnandoci, come solo lo spirito giapponese sa fare, verso un finale che ci lascia senza fiato.