La vita e la scrittura
Non posso parlare di questo libro senza prima dire due parole sull’incredibile autore perché la sua vita è andata avanti negli anni intrecciandosi e diventando un’unica cosa con la sua scrittura.
“Ho preferito imparare il mio mestiere scrivendo,scrivendo e scrivendo, magari le cose più ordinarie, le più semplici ma scrivere, scrivere, scrivere”.
George Simenon non si considera un intellettuale quanto piuttosto un artigiano e la parte che preferisce del suo lavoro è proprio quella materiale, che considera importante quanto quella intellettuale come preparare gli attrezzi come le matite, fare la punta e scrivere prima a mano su fogli di carta e poi battere i testi a macchina.
George Simenon è nato in Belgio, a Liegi nel 1903 ed è morto a Losanna nel 1989. Da giovanissimo scopre una forte passione per la lettura che si tramuterà poi in scrittura. Giovanissimo (alcuni dicono 16, altri 18 anni) pubblica il suo primo romanzo Al ponte degli archi. Da questo momento in poi non ha mai smesso di scrivere. Sempre, magistralmente, intensamente e velocemente, fino alla sua morte. Per questa sua attitudine è stato definito da Andrea Camilleri, una macchina da scrivere che ha fattezze umane. Si racconta addirittura che, mentre viveva a Parigi, i suoi editori decisero di sfruttare questa sua abilità dal punto divista pubblicitario. Sulla strada decidono di costruire una stanza di vetro dove lui andava a scrivere, come se fosse il suo ufficio, sotto gli occhi dei passanti che potevano seguire il suo lavoro sulle pagine scritte che lui attaccava alle pareti e potevano essere lette da chi lo desiderava.
Oltre a Parigi, ha vissuto per un periodo su una chiatta viaggiando per i fiumi della Francia, esperienza che gli consentì di acquisire una profonda conoscenza del paesaggio fluviale. Visse anche negli Stati Uniti e in Svizzera cercando di evitare i drammatici eventi legati alla guerra.
Nonostante gli spostamenti, a volte sicuramente difficoltosi, ha sempre continuato a scrivere a ritmo serrato.
La produzione letteraria
La produzione letteraria di George Simenon è immensa: si parla di centinaia e centinaia di opere.
I più famosi sono senza alcun dubbio i romanzi (76) e racconti (28) che hanno come protagonista il commissario Jules Maigret. Si racconta che dall’osservazione di una persona per strada, fa nascere il personaggio che farà vivere in tante storie.
Jules Maigret è un uomo tranquillo che ha le sue abitudini. Vive con la moglie e, dopo la perdita della figlia, cerca di andare avanti dedicandosi al suo lavoro. Il suo metodo d’indagine è senza dubbio innovativo all’epoca. Maigret si mette sempre dalla parte del morto e analizza l’ambiente in cui è vissuto cercando di capire quale fosse il suo ruolo in quella realtà. Da qui inizia a pensare fino ad arrivare alla soluzione del caso.
Maigret è un personaggio umano in tutti i suoi aspetti. Ama la moglie, vive per il suo lavoro e la sua passione è la buona cucina, soprattutto se francese e preparata dalla moglie. I piatti sono spesso descritti in modo dettagliato e diventano parte della trama.
Oltre alle opere dedicate al Commissario Maigret, ci sono poi quelli che lui chiama i romanzi romanzi che hanno come sfondo in genere la provincia francese e i protagonisti appartengono tutti alla classe borghese, a volte coinvolti in situazioni di prive di moralità. Alcuni di questi sono romanzi con un numero di pagine consistenti altri si leggono velocemente perché la storia si sviluppa in poche pagine.
Notevoli sono anche i romanzi americani scritti dopo pochi mesi di permanenza negli Stati Uniti ma che dimostrano la velocità dell’autore ad assimilare la nuova realtà.
E infine ci sono i racconti, tanti, tantissimi che toccano le più svariate situazioni e sono ricchi di personaggi dalle mille sfumature che solo una mente fantasiosa come quella di George Simenon può partorire.
Annette e la signora bionda
Annette e la signora bionda è una raccolta di racconti appena uscita in libreria grazie alla Casa Editrice Adelphi che da anni si impegna a pubblicare i libri di George Simenon. È una novità editoriale, quindi, nonostante la loro scrittura risale ad un periodo tra il 1939 e il 1940.
Il libro conta otto racconti e l’ultimo, Annette e la signora bionda, è quello più lungo che dà il titolo alla raccolta.
Il primo ha come protagonista Petit Louise, un marinaio che arriva al porto dopo alcuni mesi di navigazione in mare. Prima di scendere si perché ha intenzione di prendere un treno e andare dalla donna che aveva intenzione di sposare.
Lui per la prima volta in vita sua, manteneva un atteggiamento dignitoso, perché la dignità non gli si addiceva affatto, con quel suo corpo minuto e al tempo stesso tarchiato, il collo lungo, il viso magro, dai lineamenti irregolari e soprattutto quegli stivaloni che sembravano fatti per un gigante e che aveva dovuto ripiegare a mo’ di stivali di moschettiere.
Il racconto prosegue e bastano poche parole per capire che si sarebbe ben presto cacciato nei guai. A causa dell’alta marea, infatti, la nave ritarda e perde il treno. Tutto si scombina ed esce inevitabilmente la vera natura di Petit Louise, quella di un uomo debole e completamente inaffidabile.
Il buffone di Saint Antoine, questo è il titolo del racconto, termina con la presa di coscienza della ragazza che Petit Louise avrebbe dovuto sposare, che un uomo del genere non sarebbe mai cambiato.
Andiamo avanti così da tre anni… ogni volta che scende a terra è la stessa storia… ho sempre sperato che diventasse una persona ammodo… lo conosco da quando è un ragazzino.
Ma di chi era la colpa?
Conclude Simenon lasciando aperto un finale a cui ogni persona può dare la sua interpretazione.
Nei racconti, ancora di più che nei romanzi si vede la bravura di George Simenon che dopo anni e anni di allenamento alla scrittura ha affinato uno stile che è stato giustamente definito da Andrea Camilleri di sublime semplicità.
Egli scrive scegliendo accuratamente le parole in modo tale da arrivare al lettore immediatamente senza alcuna ricercatezza letteraria. Una comunicazione facile e di sicuro coinvolgimento.
I personaggi dei racconti che seguono sono tutti lavoratori, piccolo borghesi, osservati da un occhio molto arguto e realista che riesce a scavare a fondo arrivando alla profondità della loro anima.
Mentre i primi sette racconti sono tutti avvolti da un’atmosfera noir, l’ultimo Annette e la signora bionda ha il tono leggero, a volte poco serio, tipico della commedia.
È la storia di un’infatuazione giovanile da parte di Annette, una ragazza che vive a La Rochelle, per Maurice un giovane avvocato.
Mentre Annette, figlia unica, viziata, è abituata ad avere tutto quello che vuole, Maurice conduce la vita di un giovane uomo alle prese con le prime esperienze sia amorose che lavorative.
Vero è che Annette ha sempre l’espressione solenne da statua, ma più è solenne, più risulta divertente. Perché, quando meno se l’aspettano, le spiazza con una delle sue uscite assurde.
E di Maurice, Simenon scrive:
Maurice, insomma l’uomo, l’uomo ideale, un pezzo di giovanotto che forse non immagina di essere oggetto di tanta ammirazione e ha sempre un sorriso felice stampato in faccia.
Annette è sfrontata, spregiudicata e non si pone alcun limite pur di raggiungere l’obiettivo a cui aspira non curandosi di rischiare anche il carcere o sfiorare la tragedia.
Ma tutto finisce bene perché Annette e la signora bionda, come ho già accennato prima, è una commedia e il lieto fine lascia tutti, il lettore compreso, con il sorriso sulle labbra.
Alla prossima lettura
Paola